A partire dal loro “debutto”, ci siamo occupati tante volte delle abilitazioni scientifiche nazionali nel travagliato mondo dei concorsi universitari..
Ci eravamo così illusi di poter accantonare l’argomento, almeno per un po’ di tempo, ma abbiamo decisamente sbagliato i conti. Questa volta la scena è occupata dal Settore concorsuale 05/E1, ma potremmo trovarci di fronte a un caso tutt’altro che isolato, ulteriore motivo perché il Miur intervenga presto e bene.
Ma andiamo con ordine.
Qualche giorno fa, per l’esattezza il 19 novembre, due autorevoli studiosi appunto del settore indicato, i professori Cesare Balduini (Presidente della Società Italiana di Biochimica) e Raffaele Porta (Coordinatore del collegio dei p.o. del SSD BIO/10) hanno indirizzato al Ministero un’accorata quanto sensata lettera con la quale chiedono nient’altro che una proroga, magari anche di breve tempo, per far sì che la commissione di Abilitazione scientifica nazionale del settore stesso possa concludere i lavori.
Poiché tale commissione non ce la farà a chiudere la selezione per la tornata di abilitazione 2013 entro il termine previsto del prossimo 29 novembre, essa andrà automaticamente incontro a sicura decadenza, con tutto quel che ne consegue, vale a dire che gli “abilitati” non potranno partecipare ai concorsi banditi dagli atenei entro il termine previsto dalla legge, la quale fissa al 30 giugno 2015 la data ultima per la chiamata dei vincitori.
Manco a dire che la commissione de qua possa in qualche modo essere considerata colpevole del ritardo accumulato, dovuto solo in parte all’alto numero dei candidati, ma cagionato soprattutto dalle dimissioni del membro “straniero”, sostituito solo pochi giorni fa, quindi a ridosso del termine di decadenza.
Esattamente gli autori della lettera si chiedono “quale ratio ha una norma che, impedendo la possibilità di concedere un’ulteriore proroga con il fine di non causare ritardi, di fatto invece determina essa stessa un forte ritardo nella conclusione della procedura?”
Ce lo chiediamo anche noi. Occorre dunque che il Miur dipani la matassa, tanto più che, come sopra ricordato, altre commissioni navigano nelle stesse acque e potrebbero anch’esse essere travolte dai marosi della decadenza.
Ad applicare puntigliosamente le norme si possono avere esiti indesiderati. Lo sapevano già i romani, quando, invitando alla cautela nel maneggiare la legge, avvertivano che “summum ius, summa iniuria”.