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Mercoledì, 03 Lug 2024

Il grande Gatsby di Baz Luhrman, con Leonardo Di Caprio, Carey Mulligan, Tobey Maguire, Isla Fisher, Joel Edgerton, Gemma Ward, Callan McAuliffe, Amitabh Bachchan, Jason Clarke, Jack Thompson, Elizabeth Debicki , durata  144, nelle sale dal 16 maggio 2013 distribuito da Warner Bros Italia

Recensione di Luca Marchetti

La scelta di affrontare Il grande Gatsby, uno dei più grandi romanzi della storia, oltre che la chiave di volta della letteratura americana del novecento, era una sfida che avrebbe fatto tremare i polsi a chiunque. Invece il regista Baz Luhrmann, famoso per il suo cinema sensazionalista e dalla concezione ultra-pop, non si è tirato indietro, neanche dopo lo scottante fallimento (più che altro economico) del suo personalissimo Australia.

Il romanzo di Fitzgerald ha fatto già diverse vittime sulla strada dell’adattamento filmico (non si può non citare quella versione sceneggiata da Francis Ford Coppola e ricordata solo per i suoi bellissimi protagonisti Robert Redford e Mia Farrow), dunque le aspettative per quest’ultimo, nuovo, tentativo erano giustamente altissime.

Il grande Gatsby, infatti, con il suo leggendario protagonista, è un’opera, per la sua forza, impossibile da catturare per qualsiasi macchina da presa. Se poi si aggiunge il fatto che l’obiettivo finale del regista è quello di realizzare, non un film filologico, ma un opulento blockbuster destinato a sbancare i botteghini di tutto il mondo, ecco che la riuscita dell’operazione diventa quasi inconcepibile.

Luhrmann, furbamente, decide di asciugare il materiale iniziale e di concentrarsi solo sul suo nucleo universale, quello più facile da trasmettere emotivamente. Il lavoro del regista australiano, proprio nel suo limitarsi, funziona e, accantonati tutti i messaggi concettuali del testo originale, diventa il racconto della vita di un eroe romantico, disposto a tutto pur di seguire il suo sogno d’amore.

Il regista, cosi facendo, oltre a rendere più abbordabile la storia (pur nella sua innegabile bellezza il romanzo originale non è certo dotato d’immediatezza), non tradisce il senso ultimo del lavoro di Fitzgerald e, inoltre, dà completo sfogo alla sua vena visionaria. Egli, infatti, mette a servizio di Gatsby tutta la sua indiscussa capacità di “organizzare feste” sfarzose e riempie gli occhi di stupore grazie ad un’eccellenza tecnica unica, come i meravigliosi costumi di Miuccia Prada e una colonna sonora un po’ hip-hop, un po’ indie-pop, che coinvolge ancora di più nella tragedia umana del nostro eroe (sfidiamo chiunque a risentire, dopo il film, le canzoni dei The xx o dei Florence + The Machine, senza emozionarsi).

Luhrmann, in più, immedesimandosi in quel grande costruttore di visioni che è Gatsby, con la sua eccessiva (per i detrattori, cafona) messa in scena, centra di nuovo, dopo la belle époque di Moulin Rouge, la fotografia dello spirito di un’epoca, riportando davanti al suo pubblico l’irrazionalità di quei ruggenti anni venti, presto uccisi dalla disperazione della Grande Depressione e della seconda guerra mondiale.

Le uniche note stonate, chiamiamole così, appartengono al cast, dove ottimi attori (sulla carta, tutte scelte perfette), come Carey Mulligan e Joel Edgerton, sono impacciati dentro personaggi forse ancora troppo complessi per loro. Stesso discorso va fatto anche per Tobey Maguire, il narratore attraverso il quale viviamo tutta la storia che, mantenendo quel candore ingenuo iniziale, alla fine non convince mai del tutto. A loro discolpa va ammesso, però, che è assai difficile competere in bravura quando si è costretti a dividere la scena con un protagonista luminoso com’è il Jay Gatsby di Leonardo Di Caprio.

La carriera dell’attore degli ultimi anni è segnata da ruoli gestiti alla perfezione e, anche in questo caso, Di Caprio si prende sulle spalle un personaggio difficilissimo, trasmettendone in modo impeccabile tutta la fede incrollabile verso l’amore, tutta la sua indistruttibile speranza e tutta la sua ingenua e commovente fiducia nei propri sogni irrealizzabili.

Quasi sicuramente non sarà neanche questa la volta buona per l’attore di ottenere il meritato Oscar, ma se la sua spasmodica ricerca di questo riconoscimento dà sempre questi risultati, allora speriamo che lo ottenga il più tardi possibile.

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