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Mercoledì, 03 Lug 2024

Frank, di Lenny Abrahamson, Michael Fassbender, Domhnall Gleeson, Maggie Gyllenhaal, Scoot McNairy, Lauren Poole, Hayley Derryberry, Mark Hauberman; durata 95’, nelle sale dal 13 novembre 2014, distribuito da I Wonder Pictures.

Recensione di Luca Marchetti

Ispirato liberamente alla folle breve vita del comico inglese Chris Sievey e del suo alter-ego mascherato Frank Sidebottom, Frank di Lenny Abrahamson (regista irlandese indipendente di pellicole come Garage e What Richard did) è una stralunata commedia itinerante, vibrante di influenze musicali.

Seguendo le peripezie tragicomiche di una band sui generis, il film restituisce l’immagine di una generazione affamata di popolarità, dove la ricerca ossessiva dell’apparenza mediatica, trasmessa da social network e nuovi canali, spesso si sostituisce al vero talento e genio artistico.

Mosso dallo stesso curioso spirito del bellissimo Quasi Famosi di Cameron Crowe, la pellicola vive soprattutto del divertente e coinvolgente sguardo del sognatore/dilettante Jon, giovane impiegato con velleità musicali, catapultato improvvisamente nel mondo animalesco, surreale e sotterraneo della musica indipendente.

L’epifania che cambierà la sua vita e lo salverà dal mondo grigio e mediocre delle periferie (urbane e mentali) di un’anonima vita borghese sarà l’incontro/scontro con Frank, frontman dei Soronprfbs, uomo mosso da istinti entusiasti e crisi psicotiche, nascosto dietro un’enorme maschera di cartapesta, scudo contro le ingiustizie e scoglio sul quale aggrapparsi nei momenti di bisogno.

E’ dunque Frank, eroe senza volto, il cuore e il corpo di una storia ai limiti della follia, dove il suo enorme talento artistico travolge ogni cosa e ogni persona.

Non è un caso, dunque, che l’ottimo cast di contorno che vede la partecipazione di grandi interpreti come Scoot McNairy (menager disincantato del gruppo) e Maggie Gyllenhall (coriacea suonatrice di theremin) sia praticamente annullato dalla performance esplosiva di un sorprendente Michael Fassbender, disposto a privarsi della propria riconoscibilità (e per un divo lanciato nell’olimpo di Hollywood non può che considerarsi una scelta encomiabile e azzardata) per regalare al proprio personaggio tutta la sua sofferta e unica fisicità.

Frank è, infatti, un personaggio che vive la sua esistenza bipolare attraverso il nervosismo dei suoi muscoli, con la poesia del suono di una voce ovattata e con l’euforia dei suoi gesti.

Un lavoro interpretativo eccitante e coinvolgente, più di molte altre prove “tradizionali”, che trova nell’attore irlandese l’unico artista capace di sopportarlo ed elevarlo dalla semplice stravaganza, dal mero esercizio di stile retorico.

Come noi spettatori, anche gli altri personaggi non possono fare altro che rimanere incatenati alla forza gravitazionale/carismatica di questo corpo celeste di cartone. E soprattutto, chi proverà a usarlo per vedere realizzati i propri sogni di gloria, come il Jon del buon Domhnall Gleeson, sarà costretto a rimanerne fatalmente incantato, “condannato” a condividere con il folle Frank la sua inevitabile e mitica disfatta.

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