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Mercoledì, 03 Lug 2024

Luca Marchetti (critico cinematografico del Foglietto) e la redazione di Sentieri Selvaggi hanno pubblicato nei giorni scorsi un e-book dal titolo True Detective. Viaggi al termine della notte, acquistabile a 4,90 euro presso Amazon.

Rubando il titolo del capolavoro di Celine abbiamo cercato di riunire tutti i nostri viaggi (mentali e forse anche fisici) all'interno di Carcosa, al termine della notte di una Narrativa di un Genere”. Questo incipit ci dice molto della filosofia sottostante a questo saggio. Una vera e propria guida alla serie cult dell'anno che gli autori considerano un viaggio dalla realtà all'immaginario, una tappa di passaggio del percorso inarrestabile che ci sta conducendo verso la fine del cinema, come lo abbiamo inteso finora, soppiantato dalla televisione.

Una guida alla scoperta non solo di tutto ciò che concerne la serie come autore, regista, attori, personaggi, luoghi in cui si svolgono i fatti e cultura, religione e riti; ma anche una guida ad una fase di passaggio del mondo dell'intrattenimento.

Come ci ricorda l'autore, lo scrittore Nic Pizzolatto, “viviamo in una cultura che fa fatica a distinguere la realtà dalla finzione, anche quando è chiaro che si tratta di finzione” perciò “questa serie è contro chi non pensa” (Luca Marchetti).

La serie “giocata tra realismo estremo ed esoterismo onirico” mostra una Louisiana “terra senza Dio, un moderno purgatorio dantesco dove le anime in pena vagano in cerca di redenzione (o dannazione)”. I protagonisti della storia sono due detective, interpretati dagli attori Woody Harrelson e Matthew McConaughey, che appaiono come due “eroi dolenti dall'aurea mitica e ancestrale” il cui “legame viscerale e il loro progressivo disprezzo, sono lo specchio di un ambiente velenoso, dove tra lagune malsane e periferie degradate, l'Uomo entra in contatto con il Male”.

Nel libro vi sono interessanti riflessioni su come sta cambiando il mondo dello spettacolo e la sua fruizione. La serie “è la riprova che  'il sistema cinema' così come è stato concepito è ormai definitivamente morto” perché, se vuoi essere al passo con i tempi del dibattito culturale devi ufficialmente compiere un atto illegale, collegarti sui siti e vedere le serie tv quando ancora non sono arrivate in Italia. C'è una sorta di assonanza tra il “furto di idee” da vari film e libri poi inserite nelle serie e lo “stile di consumo” delle serie stesse (Federico Chiacchiari nel capitolo True detective come eravamo prima della rivoluzione digitale).

Temi ripresi da Leonardo Lardieri, nel capitolo Un tempo per calcolare, un tempo per uccidere, per il quale True detective non è cinema verità ma “un olofilm in cui si entra letteralmente dentro” che “inganna la mente facendole credere che la storia stia realmente accadendo”, consentendoci di provare sensazioni, è la riprova di come la tv stia soppiantando il cinema e, a sua volta, la rete la tv.

La storia, ci ricordano gli autori, è collocata negli anni '90 “alla fine dell'età dell'innocenza”, ossia, prima del 11 settembre 2001 e dell'esplosione di internet e dei social media. Tant'è che, mentre i fatti descritti si svolgono nel 1995, la narrazione avviene nel 2012 (quasi ad evocare la profezia dei Maya) quando si inizia ad usare abitualmente il Dna nelle indagini.

Ma True detective ci vuole traghettare pure verso la fine delle storie familiari, come dimostrano le vicende personali dei due detective: Rust che si è isolato dopo aver perso una figlia e Marty, tipico americano tutto casa, chiesa e amante che, scoperto, resta solo. Se quest'ultimo “è la normalità che la società americana gli ha inculcato fin dalla nascita, per questo la sua è una vita compromissoria, tesa a fare i conti con sé stesso destreggiandosi opportunisticamente tra il bene e il male”, Rust Cohle, invece, “è il detective senza appartenenza religiosa, diviso tra il mondo in cui vive e la propria morale ispirata a una filosofia negativa della società e dell'essere umano”.

Una filosofia che potrebbe essere riassunta nella sua frase “la natura ha creato un aspetto della natura separato da sé stessa. Noi siamo creature che non dovrebbero esistere, secondo le leggi della natura” (Alberto Abruzzese nel capitolo True Post-Human). Ma Matthew McConaughey è il vero emblema della serie, con il suo “fisico imponente e ambivalente, in grado di esprimere tanto protezione quanto improvvisi eccessi”...”sempre dentro e fuori il Sistema”...”Joker capace di far saltare in aria Hollywood” (Fabiana Proietti nel cap.  Matthew McConaughey law & disorder).

Giacomo Calzoni nel capitolo Universi paralleli è il nostro Virgilio che ci guida agli innumerevoli rimandi filmici e letterari della serie: Twin Peaks di David Lynch, Zodiac e Seven di David Fincher, Memories of murder di Bong Joohno, La morte corre sul fiume di Charles Laughton, The Addiction di Abel Ferrara e Naked di Mike Leigh, il romanzo Anime morte di John Connolly. Senza contare il richiamo al topos immaginario di Carcosa nato dalla penna di Ambrose Bierce (An inhabitant of Carcosa) ripescato poi da Robert W. Chambers in The Yellow King. Luogo e nome utilizzati anche in Neonomicon di Alan Moore.

I monologhi di Rust poi, talvolta, sono letteralmente copiati (come ha ammesso lo sceneggiatore Pizzolatto) dal libro The conspiracy against the uman race: a contrivance of horror di Thomas Ligotti.

True detective continuerà con nuove storie, diversi personaggi, attori e registi. Chissà se riuscirà a mantenere la stessa suspense e se i nostri giovani Virgili vorranno nuovamente guidarci attraverso le nuove storie.

In ogni caso, potremo sempre leggere la rivista online Sentieri selvaggi e così faremo la piacevole scoperta di un gruppo di giovani fuori dal comune, preparato e capace, dal quale c'è sempre da imparare qualcosa.

Per ora non possiamo che ringraziarli e augurare loro un grande futuro.

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