Il racconto dei racconti, di Matteo Garrone, con Salma Hayek, Vincent Cassel, Toby Jones, John C. Reilly, Alba Rohrwacher, Massimo Ceccherini, Shirley Henderson, Stacy Martin, Hayley Carmichael, Bebe Cave, Guillaume Delaunay, durata 121’, nelle sale dal 14 maggio 2015, distribuito da 01 Distribution.
Il cinema del romano Matteo Garrone, nonostante si sia spesso mosso negli spazi di un neo-neorealismo ostentato, tra le ferite della cruda realtà, ha sempre tentato di avvolgersi in un’atmosfera di sinistra fantasia, come a perdersi in una nera favola ossessiva, affascinante e repellente allo stesso momento.
Dopo lo scenario apocalittico e disperato di Gomorra e il dramma onirico/televisivo Reality, era quasi scontato (ma non prevedibile) che Garrone arrivasse finalmente al genere fantasy. Mosso da un coraggio e da un’ambizione produttiva encomiabile, il regista cerca con Il racconto dei racconti di travestire la sua solida posizione di autore colto e affermato con la maschera di artigiano da cinema popolare, senza mai perdersi una citazione, un riferimento letterario.
Guardando a Mario Bava (e, volendo, anche al leggendario Fantaghirò del figlio Lamberto), al C’era una volta di Francesco Rosi e al fascino del Re Artù di Boorman, Garrone mette insieme il suo perfetto anti-blockbuster. Anti perché, pur non negandosi la natura propria “commerciale”, con il suo film cerca di consolidare il proprio status serioso e imponente.
Già l’idea audace di andare a recuperare l’opera di Gianbattista Basile (Il suo Pentamerone è la raccolta di favole più antica del seicento, fonte d’ispirazione per i Fratelli Grimm e per Charles Perrault) è sintomo di una presunzione letteraria molto piena di sé. Anche le scelte dei collaboratori tecnici (molte maestranze hollywoodiane) e del cast di grido (Vincent Cassell, Salma Hayek) vivono l’equilibrio tra popolare e autoriale, che è la cifra di tutta quest’opera.
Tra gli splendidi scenari delle location italiane (da Castel del Monte alle gole dell’Alcantara) e gli effetti speciali artigianali (il drago marino, la nottola mostruosa), il film-operazione di Garrone sfrutta a pieno la forza affascinante di una scommessa concettuale vinta a prescindere dai risultati (commerciali e critici, visto che la pellicola è in concorso al prossimo Festival di Cannes).
Certo, a un pubblico ormai abituato a un genere capace di regalare negli ultimi anni veri e propri capolavori dell’intrattenimento, opere capaci di far convivere al proprio interno la poesia e la mercificazione spudorata, Il racconto dei racconti potrà sembrare l’ennesimo rigurgito autoriale di un maestro (perché Garrone, nel bene e nel male, conferma la sua statura di cineasta) troppo impegnato a conservare intatta, anche nell’opera potenzialmente più giocosa, la propria ricerca dell’ossessione pedante, del carnale, dell’auto-riferito. Una contraddizione totale che nemmeno questo film riesce definitivamente a chiarire.
*critico cinematografico