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Mercoledì, 03 Lug 2024

alt"Youth – La giovinezza", di Paolo Sorrentino, Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano, Jane Fonda, Alex MacQueen, Mark Kozelek, Luna Mijovic, Madalina Ghenea, durata 119’, nelle sale dal 20 maggio 2015, distribuito da Medusa Film.

E’ successo anche quest’anno. Mentre scriviamo, a Cannes la giuria presieduta dai fratelli Coen ha decretato la vittoria di Dheepan, l’ultima fatica del maestro Jacques Audiard a scapito dell’agguerrito terzetto di film italiani che tanto avevano fatto sperare i critici nazionali (e non). Dopo gli smacchi delle ultime due edizioni, anche questa volta Paolo Sorrentino ha dovuto rinunciare alla sua definitiva affermazione festivaliera, tornando a casa a mani vuote.

 Eppure il suo Youth-La giovinezza sembrava essere la pellicola pronta al grande salto, con tutte le carte in regola per strappare un premio importante.

Infatti, dopo l’exploit internazionale della sua Grande Bellezza, con un viaggio trionfale culminato nell’agognato Oscar come Miglior film straniero, Sorrentino esce dai confini nazionali per tentare nuovamente (dopo lo sfortunato This Must Be The Place, con Sean Penn stralunata rockstar) la strada della pellicola in lingua inglese, coinvolgendo  un grande cast.

Dopo aver scelto Michael Caine come protagonista e affiancatogli Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano e Jane Fonda (in una breve ma luminosa partecipazione), il regista napoletano con Youth- la Giovinezza confeziona un’opera-apoteosi del suo Cinema, un manifesto imponente del suo talento visivo, delle sue ossessioni, della sua sensibilità artistica di cineasta/scrittore.

Il buen retiro di Fred Ballinger, leggendario direttore d’orchestra, non disposto a tornare in scena neanche dietro richiesta della regina Elisabetta, diventa lo scenario dove danzano i fantasmi e le luci della nostra intera esistenza e i nodi vengono al pettine, in maniera disincantata e con dolce tristezza.

Una prigione dorata a cinque stelle, nascosta tra le Alpi, dove Caine galleggia sospeso nella sua vecchiaia/giovinezza capovolta, una dimensione quasi poetica di languido disfacimento.

Fred, circondato dalla figlia Lena (Rachel Weisz), dal divo disilluso Jimmy Tree (Paul Dano) e dal regista Mick, l’amico di sempre, in cerca dell’ispirazione per chiudere il suo testamento artistico, sembra girovagare su se stesso, diventando il centro degli arditi movimenti di macchina del regista, il cuore di ogni inquadratura audace e di ogni dialogo presuntuosamente ad effetto. Sorrentino, uomo orgogliosamente “nato vecchio”, costruisce un film ossimoro, una contraddizione cinematografica che vede la Vecchiaia raccontata con le lenti future di un’Eterna Giovinezza.

Pur appesantito da milioni di sovrastrutture visive e incastrato nelle maglie della possente statura che Sorrentino ha costruito su di sé (con tutti i suoi evidenti limiti), Youth è un film che sa giocare tra l’algida bellezza estetica e il caldo dolore delle emozioni (“le emozioni sono tutto” dirà Harvey Keitel in una delle scene migliori), riuscendo nei momenti più ispirati, a sfondare i legami del proprio regista.

alt*critico cinematografico

 

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