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Giovedì, 04 Lug 2024

Pensare altrimenti. Filosofia del dissenso di Diego Fusaro, Einaudi editore, Torino, 2017, pp.166, euro 12.

Recensione di Roberto Tomei

Il libro che qui si presenta costituisce, come indicato nel sottotitolo, uno studio sul dissenso, “merce”, quest’ultima, tanto rara quanto preziosa, ma che si può dire rappresenti una sorta di costante della storia, non essendo mai esistito (e speriamo che sia così anche in futuro) un dominio a tal punto pervasivo da estirpare definitivamente “la capacità dell’uomo di resistere e opporsi, di protestare e di ribellarsi”.

L’autore ci spiega come, nel suo nucleo essenziale, il dissenso si strutturi come “potere destituente”, ossia di segno inverso al potere costituente, in quanto aspira non già a creare ex novo o a rinsaldare un ordine, bensì “a destituire e a depotenziare il potere sussistente e l’ordine egemonico sia reale, sia simbolico”.

A differenza del consenso, che può essere soltanto passivo, il dissenso si dà solo come attivo e affermativo. Se, in principio, esso riguarda solo l’individuo e la sfera della sua interiorità, può poi farsi potenzialmente “sociale ed estroflesso”, dunque tale da organizzarsi in una molteplicità di figure, come la protesta, la rivoluzione, il sabotaggio, la disobbedienza e altro ancora.

In un viaggio nel tempo che arriva fino a noi, passando da Platone a La Boétie, da Bartleby a Sostiene Pereira, l’autore si sofferma in particolare a analizzare l’attuale consenso di massa, fatto di uomini dispersi nel conformismo planetario, che non riescono a organizzarsi sulla linea dell’obstinate contra. La nostra resta, infatti, l’età dei dissensi e, insieme, del consenso di massa generalizzato. L’epoca, insomma, in cui è avvenuto il transito dal pensiero rivoluzionario al pensiero debole della tutela delle minoranze, che frammenta la lotta in mille rivoli (dal femminismo all’ecologia, dalle battaglie per la legalità ai girotondi pacifisti), assicurando così il trionfo delle politiche neoliberiste di smantellamento dei diritti sociali, in nome della riorganizzazione del lavoro e del taglio della spesa pubblica.

Fusaro sottolinea che sono proprio le divisioni che occorre superare, attraverso l’unione e il reindirizzamento verso l’alto della protesta, dando vita a un fronte unitario dell’opposizione all’ideologia dominante e al mito della crescita ai danni della vita umana e del pianeta.

E’ necessario, in definitiva, che il dissenso si consolidi nella passione durevole della critica. E’ possibile che ne vengano fuori ”fallimenti, ma mai tradimenti; sconfitte, ma mai rinunce … Certo, non sempre i ribelli del dissenso riescono a cambiare il mondo. Ma mai il mondo potrà cambiare i veri ribelli”.

Un libro che merita di essere letto e sul quale riflettere.

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