17 anni (e come uscirne vivi) di Kelly Fremon Craig, con Hailee Steinfeld, Haley Lu Richardson, Blake Jenner, Kyra Sedwick, Woody Harrelson, Eric Keenleyside, durata 104’, nelle sale dal 30 marzo 2016, Warner Bros.
Recensione di Luca Marchetti
Lo diciamo tante volte: nel Cinema l’originalità è merce assai rara. Di cineasti e autori capaci di immaginare dal nulla mondi, personaggi, temi e situazioni se ne vedono pochissimi in circolazione (li potremmo contare sulle dita di una mano) e vengono tenuti nell’alta considerazione degna dei geni che sono. Il resto degli scrittori e dei registi, invece, si deve “accontentare” di saper raccontare le solite storie nei modi migliori, concentrandosi più sul “come” che sul “cosa”.
Forse la sceneggiatrice Kelly Fremon Craig, alle prese con la sua prima regia 17 anni (e come uscirne vivi) aveva in mente questa semplice lezione di vita professionale quando ha deciso di approcciarsi a uno degli argomenti più abusati dal cinema leggero americano: l’adolescenza.
Partendo dalla filmografia di John Hughes (evidente modello della regista) e passando tra le prove di piccoli gioielli come Mean Girls o 10 cose che odio di te, l’autrice sceglie di concentrare il suo film sulle disavventure quotidiane di una diciassettenne alle prese con i classici problemi della sua età, tra attimi di entusiasmo irrazionale e tragedie effimere.
Supportata dalla prova convincente della sua protagonista Hailee Steinfeld, giovane attrice solita a ottime interpretazioni sin dal suo debutto con Il grinta dei fratelli Coen, la Fremon Craig disegna una giovane protagonista irresistibilmente perfetta nel suo essere folle, nevrotica, odiosa e commovente.
Schiacciata tra il peso di un lutto non superato (il suo adorato padre è morto d’infarto, accanto a lei) e i piccoli problemi di cuore di amori non corrisposti e amicizie messe in discussione, Nadine è una ragazza semplice che vive il “dramma” della sua età come la più grande delle battaglie in solitaria.
E’ proprio nella sua rappresentazione sincera, mai patetica e naturale dell’adolescenza, che troviamo la grande vittoria della Fremon Craig.
Regista diretta e scrittrice attenta ai dettagli, l’autrice ha l’intelligenza di limitare il suo lavoro al più naturale possibile, concentrando le sue forze, più che sul dramma ostentato o sulle situazioni narrative inverosimili, sulla costruzione dei personaggi e delle dinamiche tra essi. Se il corpo e l’anima di 17 anni è, senza dubbio, la sua totalizzante, matta protagonista, sono, invece, gli splendidi personaggi secondari a rendere evidente la bravura della regista.
Tra i tanti ottimi comprimari, come la mamma insicura e ansiosa di Kyra Sedwick o il fratello sbruffone ma tenero di Blake Jenner, brilla il professore di Storia del sempre grandioso Woody Harrelson. Un personaggio che, pur limitato a qualche battuta e a poche scene, si prende la pellicola conquistandoci, grazie al suo rapporto naturale, fatto di punzecchiature e atti d’affetto, con Nadine, studentessa insopportabile.
17 anni (e come uscirne), dunque, pur non portando alcuna rivoluzione nel genere teen movie, dimostra che non servono idee geniali e futuristiche per fare del buon Cinema. Basta saper raccontare una storia.
critico cinematografico