Mancano venti giorni alla fine del 2015 e da Palazzo Chigi non è giunto alcun segnale per la ricomposizione del cda dell’Istat, scaduto ormai da un anno (sic!).
Il presidente Giorgio Alleva, che nella sua scrivania da molti mesi gelosamente custodisce il progetto di riorganizzazione dell’ente statistico, ma che per mancanza del cda non può varare, non sa più a che santo votarsi e forse rinuncerebbe anche al cenone di fine anno, pur di vedersi recapitare in tempo il tanto atteso provvedimento.
Ma se, come sembra, il premier Renzi lascerà scadere anche il 2015, la situazione all’Istat si complicherà ulteriormente perché la mancata approvazione del bilancio di previsione per il 2016, sempre per l’assenza del cda, avrà come conseguenza che l’Istat dal 1° gennaio andrà in esercizio provvisorio e potrà utilizzare mensilmente non più di un dodicesimo delle risorse previste dall’ultimo bilancio di previsione regolarmente approvato.
Una vera iattura per la gestione Alleva che, al momento del suo insediamento, aveva preannunciato una rivoluzione statistica che, prima di vedere la luce, chissà quanto dovrà ancora attendere.