Dovrebbe approdare domani in Consiglio dei Ministri, per l’approvazione definitiva, il decreto legislativo contenente in nuovo Testo unico del pubblico impiego.
Si tratta di un provvedimento assai contestato, anche da parte del Consiglio di Stato in sede di parere consultivo, al quale Il Foglietto ha dedicato diversi articoli, gli ultimi dei quali apparsi sul numero del 4 maggio scorso [1, 2].
E sono proprio i rilievi mossi dal massimo organo della giustizia amministrativa che potrebbero indurre la ministra Madia ad apportare qualche doveroso ritocco al testo base.
La prima modifica, invocata da più parti, dovrebbe riguardare il piano triennale di stabilizzazione previsto per i precari, che hanno maturato almeno tre anni di anzianità negli ultimi otto.
Innanzitutto, dovrebbe essere inserita nel testo la possibilità di stabilizzazione anche per quanti hanno prestato servizio in amministrazioni diverse da quella presso la quale verrebbero assunti a tempo indeterminato. Inoltre, la versione definitiva del decreto prevederebbe la possibilità di maturare i tre anni di anzianità entro la fine dell’anno di approvazione del decreto e non più entro la data di pubblicazione dello stesso in Gazzetta ufficiale.
A gran voce, sono state chieste, poi, modifiche alle nuove disposizioni in materia di procedimenti disciplinari, affinché prevedano date certe, e non ordinatorie, in merito all’avvio e alla conclusione dei procedimenti medesimi. Modifiche indicate in maniera molto chiara anche nel citato parere espresso dal Consiglio di Stato.
Altro tema sul quale bisognerà attendere il testo definitivo è quello sul salario accessorio, per il quale lo schema di decreto prevede che i fondi destinati alla valutazione della performance rappresentino, siccome previsto dal d,lgs 150/2009 (Decreto "Brunetta") la quota prevalente del medesimo salario, così prosciugando di fatto le risorse oggi disponibili per far fronte a numerose altre indennità (come, ad esempio, turno, sede disagiata, maneggio valori et similia).