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Sabato, 27 Apr 2024

La tenue ripresa europea sembra giovi al mercato continentale dell’acciaio, almeno secondo le ultime rilevazioni diffuse di recente da Eurofer, l’associazione dei produttori europei che proprio questa settimana ha indetto l’European steel day, l’edizione 2017 dell’appuntamento che i produttori dedicano a illustrare le sfide che attendono il settore.

Ma è evidente che non è solo, o almeno non solo, la sostenibilità ambientale il problema di fondo della produzione europea. La questione principale rimane sempre la stessa: la sua sostenibilità economica, in un contesto internazionale di grande competizione con i paesi emergenti – Cina in testa – e gli Usa, dove la nuova amministrazione ha fatto capire chiaramente di voler intervenire pesantemente e, soprattutto, il grande problema della sovracapacità di produzione, da tempo all’attenzione di Ocse per i rilevanti effetti che provoca sull’economia internazionale.

In questo scenario, la moderata stabilizzazione registrata dall’ultimo rapporto sul mercato europeo dell’acciaio è parzialmente rassicurante. Il mercato europeo risulta in miglioramento sia sul lato dell’offerta che della domanda, con un trend visibile già nell’ultimo quarto del 2016, quando si registrò una crescita su base annua del 7,1% della domanda dovuta all’effetto combinato di un aumento del consumo effettivo associato a una riduzione degli inventari assai più contenuta di quanto si pensasse. L’aumento di domanda ha avvantaggiato sia la produzione in sede che le importazioni, la prima segnalandosi per la crescita più significativa negli ultimi tre anni, che secondo l’associazione è frutto dell’applicazione dei dazi anti dumping. Opinione che certo ci si può aspettare dall’associazione dei produttori ma che forse sottovaluta la circostanza che l’economia europea è sostanzialmente migliorata in questi tre anni e molti settori mostrano segni di chiara ripresa.

Il rapporto Eurofer contiene anche una interessante scomposizione dei settori che utilizzano principalmente acciaio, con le relative previsioni di crescita, da dove si osserva che solo il settore delle costruzioni pesa oltre un terzo sulla domanda totale di acciaio.

I dati del 2016 mostrano che il totale delle attività è cresciuto dell’1,7%, a un tasso di espansione simile ai due anni passati. I primi numeri del 2017, relativi quindi al primo quarto del 2017, suggeriscono una crescita del 2,5% su base annua, un’accelerazione coerente con quella dei vari settori dell’economia delineata dalle prime osservazioni.

Eurofer ne deduce che le prospettive per quest’anno e il prossimo siano moderatamente positive, soprattutto grazie all’andamento solido della domanda domestica, che è stata l’anno scorso e lo sarà anche nei prossimi due, il driver principale della crescita europea. Contando anche su un possibile indebolimento dell’euro (che però ancora non si vede né intravede), Eurofer prevede un aumento della produzione nei settori di interesse del 2,3% nel 2017 e del 2,1% l’anno prossimo.

A fare la parte del leone dovrebbe essere proprio l’industria delle costruzioni, sulla quale riposano gran parte delle speranze di ripresa, e dell’automotive, che ha un peso specifico importante nell’economia dell’acciaio. La prima è prevista in crescita di circa il 5% fra quest’anno e il prossimo, dopo aver perduto uno 0,3% nel 2016 a causa di una notevole contrazione nell’Europa centrale, e in particolare in Polonia. A guidare la riscossa saranno soprattutto Francia, Olanda e Germania, mentre l’UK è vista stabile e i paesi centrorientali in via di ripresa.

Quanto all’automotive, le vendite di veicoli, comprese quelle di veicoli commerciali, sono viste in costante crescita, sia quest’anno che il prossimo. Nel primo quarto del 2017, su base annua, la crescita della produzione è stata già del 3,8%, a fronte di un aumento dell’8,4% delle immatricolazioni dei veicoli per passeggeri, e pure se si prevede un lieve rallentamento a causa della saturazione del mercato, il trend rimane ascendente.

Un altro settore importante che influenza la domanda di acciaio è quello della costruzione di oleodotti, che è interessante osservare perché fornisce informazioni anche sulla vitalità del settore energetico. Non a caso nel suo discorso di insediamento il presidente Trump fece sapere via twitter che avrebbe emesso un ordine esecutivo per imporre ai costruttori di oleodotti di usare acciaio americano, evidentemente pressato dalle lobby dei produttori nazionali. A tal proposito il rapporto Eurofer parla di “robusta crescita della produzione nel primo quarto 2017” e di condizioni di business in miglioramento. Il settore dell’energia, insomma, dovrebbe contribuire positivamente alla domanda di acciaio per quest’anno e il prossimo, pure senza fare faville.

Gran parte di queste stime sono basate sull’aspettativa di una ripresa del settore delle costruzioni, che abbiamo visto ha il peso relativo più rilevante sulla domanda di acciaio. E in ogni caso, queste previsioni ipotizzano che il consumo di acciaio europeo raggiungerà a fine 2018 il livello più elevato degli ultimi dieci anni. Anni nerissimi, col picco negativo raggiunto nel 2009. Tanto è vero che pure se le previsioni fossero corrette, il gap col livello 2007 rimane elevato: al 17%. La riscossa dell’acciaio europeo, pure se è iniziata, è ancora ben lontana dal compiersi. E, relativamente ai produttori europei, rimane aperta la questione che più di ognuna solleva ansie all’interno dei produttori: fino a che livello peseranno le importazioni dai paesi esteri. Problema che, come abbiamo visto, è molto sentito anche dagli Stati Uniti. “I dazi anti dumping – scrive Eurofer – possono dare un sollievo temporaneo ma il rischio di elusione e dell’emergere di altri fornitori che aumentino le esportazioni sono enormi, anche perché il protezionismo si diffonde in risposta alle pressioni di sovra produzione globale”.

In effetti, le importazioni rimangono sostenute all’interno dell’Ue. Nel 2016 sono cresciute del 9% con un trend confermato nella seconda metà dell’anno scorso, malgrado la decisione di alcuni dazi su prodotti specifici. Nel quarto trimestre, le importazioni sono arrivate al livello più alto degli ultimi anni. Nei primi due mesi del 2017, i dati di dogana confermano che il trend rimane di crescita, in confronto al primo bimestre 2016, anche se a un tasso di crescita meno sostenuto, intorno all’1,2%. A marzo, comunque, si osservano importazioni in crescita di circa il 4%.

La Cina rimane l’esportatore più importante nell’Ue – pure se a minore intensità – seguita da India, che ha visto crescere l’export nell’Ue del 76% su base annua, Turchia e Corea del Sud. E’ interessare osservare che questi paesi hanno surclassato le esportazioni di Russia e Ucraina, assai diminuite. Le prime osservazioni sul 2017, conclude Eurofer, confermano le preoccupazioni. Le pressioni sulle importazioni nel 2017 rimarranno elevate e i dazi decisi dall’Ue a carico di alcuni paesi hanno spostato su altri paesi la capacità di esportazione.

Infine, lato esportazioni, si osserva il drastico calo subito nel 2016, con perdita di export dell’11%, che ha tracciato un trend confermato anche nei primi mesi del 2017, portandosi al livello più basso dal secondo quarto del 2002.

L’aumento dell’import, associato al calo dell’export, ha peggiorato il deficit del settore. Le destinazioni principali delle esportazioni europee rimangono la Turchia e gli Stati Uniti, dove la nuova amministrazione Trump, come abbiamo detto, ha acceso i fari sulle importazioni di acciaio, chiedendo al Dipartimento del commercio estero di accertare se queste ultime possano determinare rischi per la sicurezza nazionale.

Insomma, la riscossa dell’acciaio europeo è in parte iniziata, ma rischia di finire prima ancora di cominciare sul serio.

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giornalista socioeconomico - Twitter @maitre_a_panZer

L’articolo è stato pubblicato anche sul n. 23 di Crusoe, newsletter in abbonamento prodotta da Slow New

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