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Venerdì, 19 Apr 2024

Ieri, 9 senatori del Movimento 5 Stelle, primo firmatario Nicola Morra, hanno presentato un atto di sindacato ispettivo (n. 4-075514), che di seguito si riporta integralmente, al Ministro dell’istruzione, università e ricerca e a quello dell’economia e delle finanze, che si conclude con la richiesta di commissariamento dell’ente.

"MORRA, CRIMI, ENDRIZZI, CAPPELLETTI, GIARRUSSO, BULGARELLI, AIROLA, MORONESE, BERTOROTTA - Ai Ministri dell'istruzione, dell'università e della ricerca e dell'economia e delle finanze - Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:

il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) è un ente pubblico nazionale di ricerca con competenza scientifica generale, vigilato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. È dotato di personalità giuridica di diritto pubblico e di autonomia scientifica, finanziaria, organizzativa, patrimoniale e contabile. La rete scientifica del CNR è composta da oltre 100 istituti con strutture diffuse su tutto il territorio nazionale, tra cui l'Istituto di scienze neurologiche (ISN) con sede a Mangone (Cosenza);

da notizie apprese da un servizio della trasmissione televisiva "Striscia la notizia" dell'8 maggio 2017, risulta che l'Agenzia delle entrate ha trasmesso al CNR una relazione tecnico-estimativa per l'immobile adibito a sede dell'ISN, definendo congruo un canone annuo di locazione del complesso immobiliare pari a 163.150 euro;

in merito ai costi della locazione dell'immobile da parte del CNR, il primo firmatario del presente atto, in data 11 febbraio 2014, aveva depositato un'interrogazione (4-01670);

dopo la presentazione dell'interrogazione, risulta che il CNR, con circa 2 anni di ritardo, accettava l'offerta della società immobiliare Piano Lago srl, proprietaria del complesso di Mangone, di ridefinire l'importo del canone di locazione in 520.000 euro esente dall'IVA per effetto di legge, che a tutt'oggi viene corrisposto dallo stesso CNR nonostante il citato parere di congruità espresso ex lege dall'Agenzia delle entrate;

da una nota stampa del 9 maggio 2017, presente sul sito del CNR, si apprende la seguente dichiarazione del presidente dell'ente, professor Massimo Inguscio: "I contenuti oggetto del servizio di Striscia la notizia, trasmessi nella puntata dell'8 maggio, concernenti il contratto di locazione della sede Cnr di Mangone (Cosenza) hanno destato motivato disappunto ed hanno costituito oggetto di approfondimento nel corso della odierna riunione del Consiglio di Amministrazione dell'Ente, con l'impegno dell'Amministrazione e del Collegio dei revisori dei conti a svolgere ulteriori accertamenti e verifiche. (...) Mi preme rilevare che trattasi di questione risalente nel tempo, sin dal 1990, e alla quale più volte si sono interessate le precedenti amministrazioni del Cnr che hanno chiarito la legittimità delle procedure seguite. Nel caso concreto il canone pagato per la sede del Cnr di Mangone, da ultimo rinnovato nel 2014, è stato ridotto nel tempo, in applicazione della normativa subentrata in materia di locazioni pubbliche. Ciò premesso (...) nell'ambito del processo in corso di intensa razionalizzazione dei costi del Cnr, tra cui quelli relativi alle locazioni immobiliari delle sedi dell'Ente sul territorio, il Cnr coglierà l'occasione della prossima scadenza del contratto di locazione dell'immobile di Mangone per valutare ogni opportuna azione finalizzata all'ulteriore riduzione degli oneri a carico dell'Ente";

tali dichiarazioni, che confermano la veridicità dei fatti raccontati dalla trasmissione televisiva, destano negli interroganti forti perplessità circa l'assunta legittimità delle procedure seguite dall'ente. Invero, risulta che con accordo prot. n. 1697 del 10 marzo 2014 il CNR avviava con l'Agenzia delle entrate l'iter di valutazione di congruità del canone di locazione (mai richiesta né prima né dopo la stipula del contratto originario, risalente al 1900) che comportava un sopralluogo da parte dei tecnici della stessa Agenzia in data 18 marzo 2014 e un fitto scambio epistolare tra le due parti in data 20 marzo, 20 maggio, 22 maggio e 27 maggio 2014 (come risulta nelle premesse della relazione estimativa redatta dall'Agenzia delle entrate, ufficio provinciale di Cosenza);

inopinatamente, senza attendere il richiesto parere di congruità, il CNR, in palese violazione dell'art. 2, comma 222, della legge n. 191 del 2009, con atto aggiuntivo prot. n. 39920 del 28 maggio 2014, sottoscritto per lo stesso CNR dal dottor Massimiliano Di Bitetto (all'epoca, direttore dell'ufficio "Sviluppo e gestione del patrimonio edilizio" e, subito dopo l'insediamento di Massimo Inguscio alla presidenza, nominato direttore generale), aveva proceduto alla variazione del canone di locazione dello stabile di Mangone, che veniva concordato in 520.000 euro, fino alla scadenza contrattuale, prevista per il 2 aprile 2019;

l'affrettata quanto immotivata decisione di procedere alla variazione del canone contrattuale in assenza della stima ha provocato, ad avviso degli interroganti, un grave danno erariale, quantificabile fino alla scadenza contrattuale (2 aprile 2019) in 2.383.265,62 euro, pari alla differenza tra il canone annuo indicato nell'atto aggiuntivo (520.000) e quello ritenuto congruo dall'Agenzia delle entrate, pari a 163.150 euro, al quale andava applicata l'ulteriore riduzione del 15 per cento, prevista dell'art. 3, comma 6, del decreto-legge n. 95 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 135 del 2012, per cui l'atto aggiuntivo avrebbe dovuto fissare in 138.677,50 euro il canone annuo della locazione;

risulta agli interroganti che il CNR abbia pagato dal 1990 ad oggi circa 20 milioni di euro per la locazione dell'immobile, il cui valore commerciale è stato stimato dall'Agenzia delle entrate in circa 2,6 milioni di euro;

da ultimo, il 18 maggio 2017, si è appreso dalla stampa che Massimiliano Di Bitetto, direttore generale del CNR (già direttore dell'ufficio "Sviluppo e gestione del patrimonio edilizio" dell'ente dal 2012 al gennaio 2017, nonché sottoscrittore del contratto prot. n. 39920 del 28 maggio 2014) sarebbe indagato per associazione a delinquere finalizzata al peculato, nell'ambito di un'indagine della Procura di Napoli, come riportato da "il Fatto Quotidiano" del 18 maggio 2017;

considerato che, a parere degli interroganti:

contrariamente a quanto dichiarato dal presidente Inguscio con la citata nota stampa del 9 maggio 2017, a "destare motivato disappunto" sono la mala gestio dell'ente e il mancato rispetto di numerose norme vigenti a garanzia del corretto funzionamento e della legittimità del suo operato;

inoltre non può essere sottaciuto che sono almeno 20 le interrogazioni, che ad oggi non hanno ricevuto risposta, presentate dai senatori del Gruppo Movimento 5 Stelle nelle quali si denunciavano vari problemi di gestione del CNR, di fatto riconducibili al suo management, il cui costo, per effetto dei riordini previsti dal decreto legislativo n. 127 del 2003 (del Ministro pro tempore Moratti) prima e del decreto legislativo n. 213 del 2009 (del ministro pro tempore Gelmini) poi, è lievitato del 670 per cento, a discapito delle risorse disponibili per le attività di ricerca, che i ricercatori conducono con non poche difficoltà;

in questo preoccupante quadro risulta anche che tra le priorità del presidente Massimo Inguscio vi sia stata la proposta di una modifica statutaria che gli consentisse di cumulare più incarichi e più stipendi. Allo stesso tempo, egli ha delegato le sue funzioni ai componenti del consiglio di amministrazione, professor Saccani Jotti, professor Frosini e professor Lagalla, e in aperta violazione delle norme statutarie e regolamentari dell'ente,

si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto descritto e se non ritengano indifferibile il commissariamento del CNR, il più grande ente pubblico di ricerca del Paese che annualmente assorbe dalle casse dello Stato quasi un miliardo di euro.

(4-07551)"

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