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Sabato, 27 Apr 2024

Condividendone le motivazioni, dello sciopero dei docenti universitari (ordinari, associati e ricercatori a tempo indeterminato) per ottenere la perequazione del trattamento retributivo, ne abbiamo sempre e ampiamente dato conto su queste pagine fino a qualche settimana fa.

Come è noto, la protesta ha dilagato per tutte le Università della penisola, essendosi raggiunta la soglia di quasi 12mila adesioni, ma la cifra – secondo Vincenzo Ferraro, l’anima del Movimento per la dignità della docenza universitaria (Mddu) – andrebbe ritoccata al rialzo, se si considera che molti docenti potrebbero aver aderito allo sciopero comunicandolo solo al Miur o solo ai rispettivi Rettori.

I docenti chiedevano che i progressi in busta paga partissero dal gennaio 2015. La risposta del Governo, con la legge di bilancio, giunta qualche giorno fa in Parlamento, è stata, invece, di segno assai diverso.

La proposta del governo (art. 55, DDL di bilancio 2018) non prevede alcun recupero, neppure parziale, di quanto “perso” a causa del blocco degli scatti stipendiali, protrattosi dal 2011 al 2015, ma una revisione degli stessi scatti, che, con un ritorno al passato, ridiventerebbero biennali (ora sono triennali), così da riottenere, in un lontano futuro, quanto perso in passato.

Gli effetti economici di tale intervento governativo, comincerebbero a vedersi solo nel 2020, per docenti e ricercatori assunti prima della legge Gelmini che, come noto ha introdotto gli scatti triennali, mentre per quelli assunti successivamente alla riforma, bisognerebbe attendere il 2021.

Per finanziare i nuovi scatti biennali la legge di bilancio stanzia 80 milioni nel 2020, 120 milioni nel 2021 e 150 milioni a regime a decorrere dal 2022.

Nonostante che qualche sussurro sfuggito nella fase di preparazione della manovra lasciasse presagire un esito diverso, allo stato si deve riconoscere che i professori non sono stati ascoltati, sicché si profila un nuovo sciopero, se la norma non verrà cambiata.

Il provvedimento del governo è stato giudicato del tutto insoddisfacente dal professor Ferraro, secondo il quale “la situazione precipita verso un punto di non ritorno”.

Tempo per rimediare a quella che si appalesa una vera e propria super beffa, in teoria ancora c’è ma, in realtà, difficilmente la decisione assunta dal governo potrà essere emendata se, come sembra assai probabile, per l’approvazione della legge da parte del Parlamento lo stesso governo chiederà il voto di fiducia.

Intanto, ieri, al Senato, in Commissione Bilancio è stato approvato un ordine del giorno, prima firmataria la senatrice Manuela Serra (M5S), che impegna il Governo a riconoscere lo scatto stipendiale ai docenti universitari, rimuovendo il blocco a partire dal 1° gennaio 2015.

Staremo a vedere quali risultati concreti tale iniziativa politica potrà generare.

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