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Venerdì, 02 Giu 2023

Le donne sono pioniere in molti settori della scienza, ma sono state scalzate dal ruolo non appena le loro scoperte si sono consolide, sono arrivati investimenti, denaro e potere.

Questo è accaduto anche per l'informatica. E non per colpa delle "differenze predispositive innate", come sostiene James Damore, l’ingegnere licenziato da Google per il suo sessismo.

Non è ovviamente genetico il motivo della scarsa presenza femminile nella Silicon Valley.

In un bell’articolo per Bloomberg, Stephen Mihm racconta come "all’alba della rivoluzione del computer, le donne dominassero la programmazione software", e come ne furono progressivamente escluse.

Ada Byron ha scritto il primo programma per il computer a metà Ottocento, quando la macchina era solo un progetto visionario e, un secolo dopo, quando il calcolatore fu realizzato, venne programmato da un gruppo di matematiche soprannominate “Eniac girls” per sminuirne il valore.

Nel 1943, infatti, alla University of Pennsylvania dove si costruì Eniac, il primo calcolatore americano, vennero scelte proprio sei giovani matematiche per programmarlo. Gli uomini realizzavano l'hardware, alle donne veniva affidato il software.

Gli stereotipi sessisti che oggi escludono le donne, allora le avvantaggiavano: "Chi dirige il personale ritiene che abbiano più pazienza e più attenzione ai dettagli, requisiti fondamentali per un programmatore di successo", scriveva nel 1963 la direttrice della rivista specializzata Datamation. Un pregiudizio favorevole confermato da un articolo di Cosmopolitan del 1968, dal titolo "The Computer Girls".

In quegli anni ci fu la svolta: gli scienziati capirono che nell’informatica la programmazione era centrale e la trasformarono gradualmente in una disciplina scientifica maschile e dallo status alto, predisponendo autentiche barriere anti femminili, come i titoli di studio avanzati.

Nacque allora lo stereotipo del Nerd: il programmatore era un individuo barbuto coi sandali, eccentrico, isolato, tendenzialmente egocentrico e nevrotico. La programmazione, prima associata alla meticolosità femminile, diventava monopolio del maschio, magari sfigato e sociopatico ma geniale.

"Sei un uomo in grado di comandare i giganti elettronici?", recitava nel 1969 lo slogan con cui l’Ibm andava a caccia di programmatori.
L’esclusione delle donne era cominciata. E la biologia non c’entra neanche un po’.

Per approfondire sulle pioniere e le protagoniste dell’informatica: “Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie", pag. 250, € 16, Ledizioni, Milano 2020. Anche in versione e-book a € 6.99.

(8 - continua)

Sara Sesti
Matematica, ricercatrice su " Donne e scienza", collabora con l'Università delle donne di Milano
facebook.com/sara.sesti13

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