Mileva Marić (1875-1948) e Albert Einstein si erano conosciuti e innamorati al Politecnico di Zurigo dove frequentarono insieme la Facoltà di fisica.
Si sposarono nel 1903, dopo la morte del padre di Einstein, che li aveva sempre osteggiati.
Con il matrimonio la loro collaborazione divenne ancora più intensa e prima del 1905, nel periodo più felice della loro vita coniugale, nacquero le opere fondamentali sulla teoria della relatività ristretta, lo studio con cui Einstein mise in discussione i fondamenti della meccanica classica.
Dal matrimonio nacquero due figli, Hans Albert e Eduard, un bimbo di salute assai cagionevole. Mileva ebbe sempre meno tempo per il lavoro scientifico.
Seguì il marito quando fu chiamato all'Università di Praga, ma nel 1914, quando Einstein divenne direttore presso l'Istituto di fisica Kaiser Wilhelm a Berlino, ritornò con i bambini a Zurigo dove dovette affrontare seri problemi economici.
Nel frattempo, era stata esclusa completamente dalla sua vita scientifica e scriveva amareggiata: "Il mio grande Albert è diventato un fisico famoso, molto rispettato e ammirato nel mondo scientifico. Lavora instancabilmente ai suoi problemi e si può dire che viva soltanto per essi."
Si estraniarono sempre più e si separarono nel 1919, quando Albert sposò la cugina Elsa.
Nel frattempo Eduard si era ammalato di schizofrenia e Mileva restò sola a occuparsi di lui, assistendolo durante le sue crisi che col tempo si fecero sempre più gravi.
La discussione circa l'apporto dato da Mileva allo sviluppo della teoria della relatività venne avviata nel 1982 dalla sua biografa, Desanka Trbuhovic-Gjuric, le cui ricerche portarono alla luce una serie di indizi che proverebbero la partecipazione decisiva di Mileva Maric al lavoro di Einstein.
Nel 1901, Albert scriveva: "Come sarò felice e orgoglioso quando avremo terminato con successo il nostro lavoro sul moto relativo! Quando osservo le altre persone, apprezzo sempre più le tue qualità!". E nel 1903: "Ho bisogno di mia moglie. Lei risolve tutti i miei problemi matematici."
Mileva, dal canto suo aveva rinunciato a citare il proprio cognome nelle pubblicazioni del marito, non lo riteneva necessario: "io e Albert siamo entrambi una sola pietra" (ein stein)", diceva agli amici.
Per questo suo amore fusionale è uscita per sempre dalla storia della scienza.
Nell’immagine in alto, “Mileva e Albert”, un’opera di Rosy Sapienza.
Per saperne di più: Sara Sesti e Liliana Moro, "Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie", pagg. 250, Ledizioni, Milano 2020.
Ne parlerò il 2 febbraio, alle ore 18, nell’incontro online con Elefteria Morosini.
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Sara Sesti
Matematica, ricercatrice su " Donne e scienza", collabora con l'Università delle donne di Milano
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