di Biancamaria Gentili
E’ cominciato il conto alla rovescia per i dodici enti di ricerca vigilati dal Miur, che nel giro di qualche settimana si vedranno rinnovare gli organi di vertice.
Entro trenta giorni dalla pubblicazione in Gazzetta dei nuovi Statuti, entreranno in azione i Comitati di selezione previsti dall’art. 11 del decreto legislativo n. 213 del 2009, con il compito di fornire al ministro dell’Istruzione, l’Università e la Ricerca, per ciascun ente, una rosa di nomi (cinque) per la carica di presidente e per quella di consigliere (tre).
L’ente che sta vivendo con non poca apprensione l’attesa delle decisioni del ministro Gelmini è senza dubbio il Cnr. Si tratta del più grosso ente pubblico di ricerca del Paese, che con un budget di quasi un miliardo di euro, 108 istituti disseminati su tutto il territorio nazionale e circa 8 mila dipendenti, riveste un’importanza pari, se non superiore, a un ministero di prima fascia, con tanto di portafoglio.
Luciano Maiani, è arrivato a piazzale Aldo Moro il 10 marzo 2008, su designazione dell’allora ministro della Ricerca, Fabio Mussi. Se non ci fosse stato il riordino dell’ente, previsto dal decreto 213, il suo mandato sarebbe scaduto alla fine del quadriennio, a marzo del 2012.
Ora, invece, rischia di esaurirsi prematuramente se dal quintetto la Gelmini dovesse scegliere un candidato diverso da Maiani, che pure dovrebbe far parte della rosa suggerita al ministro dal Comitato.
Una cosa, comunque, è certa, chi ha già la valigia pronta per il trasloco è Fabrizio Tuzi, che Maiani e il cda hanno elevato al rango di direttore generale il 27 marzo del 2009, dopo l’uscita di scena per collocamento in quiescenza di Novella Coppa.
Il nuovo statuto del Cnr prevede esplicitamente, su richiesta del Miur, che il primo direttore generale del Cnr della nuova era debba essere nominato dal dicastero vigilante, che è appunto quello affidato alla Gelmini, la quale, salvo clamorose sorprese, distaccherà a piazzale Aldo Moro un suo fedelissimo: il dirigente generale Antonio Agostini, come anticipato dal Foglietto n. 35/2010.
Ma Tuzi sembra essere destinato a cadere in piedi se è vero, come è, che in questo frangente ha prudentemente conservato ad interim anche la poltrona di direttore centrale Supporto alla programmazione e alle infrastrutture, occupata da Claudio Battistoni fino al giorno del collocamento in pensione, avvenuto a giugno scorso.
A rischiare di uscire definitivamente di scena sarebbe, dunque, Luciano Maiani, accompagnato da tre degli attuali otto membri del cda.