di Biancamaria Gentili
Solo da pochi giorni si è appreso che Enrico Giovannini, presidente dell’Istat dall’agosto del 2009, da quasi un anno si avvale delle prestazioni di un consigliere giuridico, esterno all’ente. Si tratta di Ermanno Granelli, consigliere della Corte dei conti, organismo che, per inciso, esercita per legge il controllo sulla gestione finanziaria dell’Istituto di via Balbo.
Il primo incarico, per la durata di sei mesi, dal 23 marzo al 22 settembre 2010, è stato conferito il 26 febbraio dello scorso anno.
Di tale provvedimento non si è avuta notizia fino alla metà di dicembre quando all’Istat è apparsa una deliberazione, a firma del direttore generale ad interim Giovanni Fontanarosa, con la quale l’incarico al consigliere Granelli veniva prorogato per un ulteriore semestre. Costo complessivo della duplice prestazione 48.093,67 euro.
La notizia ha suscitato più di una perplessità tra il personale dell’Istat. Non per l’indiscussa professionalità del consigliere Granelli, ma per l’affermazione contenuta nei provvedimenti di conferimento degli incarichi secondo la quale l’Istat è impossibilitato a “servirsi di personale interno”.
Un assunto che non sembra spiegare le ragioni per le quali il Servizio Affari legali, giuridici e istituzionali dell’ente sia stato elevato nel settembre scorso, non senza polemiche, addirittura al rango di Direzione centrale.
E’ mai possibile, ci si è chiesti, che una Direzione centrale Affari giuridici e legali non sia in grado di consigliare il presidente dell’Istat “per la messa a punto degli adempimenti connessi con il processo di riordino dell’Istituto”?
Secondo i soliti maligni, però, la scelta dell’esperto esterno potrebbe essere stata dettata dal fatto che Giovannini non si fida, o si fida poco, degli esperti interni.