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Venerdì, 05 Lug 2024

Redazione

Quarantatré milioni di euro: è il danno erariale che il vice procuratore della Corte dei conti per la Regione Campania Pierpaolo Grasso contesta a diciassette persone.

Tra loro l'ex ministro Willer Bordon, l'ex sottosegretario Raffaele Morese, l'ex governatore Bassolino e alcuni ex assessori, tra i quali l’attuale presidente del Cnr, Luigi Nicolais, che dal 2000 al 2005 è stato assessore all’Università e alla Ricerca Scientifica, Innovazione Tecnologica e Nuova Economia, presso la Regione Campania.

A diffondere la notizia il 25 ottobre scorso è stata l’Agi, che con un suo lancio ha ricostruito la storia nei dettagli.

La vicenda è quella della Jacorossi e dei 380 lavoratori socialmente utili (lsu) assunti per provvedere alla «bonifica e rinaturalizzazione dei siti inquinati del litorale Domizio Flegreo e Aversano».

Undici anni dopo non è stato bonificato quasi nulla, i disoccupati sono ancora disoccupati e sono stati spesi diversi milioni di euro.

Gli accertamenti svolti dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Napoli del comandante Nicola Altero (con il gruppo tutela spesa pubblica guidato dal tenente colonnello Massimo Gallo) nel corso dell'operazione Nimby (acronimo inglese che significa “non nel mio giardino”) hanno permesso di ricostruire le varie fasi della storia.

Una vicenda nata, lo sottolinea Grasso, «per risolvere nel brevissimo periodo e senza alcuna immediata prospettiva le problematiche occupazionali». Insomma per fare assunzioni. Nel 2000, la Jacorossi stipulava con il ministero per i Beni culturali una convenzione per servizi finalizzati alla tutela del patrimonio culturale da realizzarsi stabilizzando 220 lsu.

Nel gennaio del 2001, la società presentava alla Regione un progetto di bonifica. Ma, nonostante i rilievi del ministero dell'Ambiente e dell'Anpa, nello stesso anno il ministero del Lavoro, quello dell'Ambiente, il commissariato per i rifiuti e la Regione stipulavano una convenzione che prevedeva la stabilizzazione di 300 lsu e di 35 interni e affidava i lavori di bonifica alla Jacorossi. E la Corte dei conti nota che l'affidamento avvenne senza alcuna gara di evidenza pubblica.

Il vice procuratore Grasso scrive nel suo provvedimento: «E possibile individuare la gravità dell'operato delle più alte sfere istituzionali dell'epoca che hanno, in maniera assolutamente superficiale, proceduto a portare avanti l'affidamento dell'appalto de quo alla Jacorossi spa in assenza dei benché minimi requisiti sostanziali per tale operazione».

Infatti, l'azienda non possedeva l'attestazione Soa necessaria per realizzare gli interventi, tanto che ha dovuto fare frequente ricorso a competenze esterne.

Il contratto vero e proprio veniva stipulato nell'aprile del 2002 e prevedeva da parte della Regione l'individuazione entro un mese di una cava dove mettere in sicurezza i rifiuti speciali ed entro due mesi di un'area per lo stoccaggio temporaneo. Clausole che non sono mai state rispettate per l'indisponibilità da parte dei Comuni interessati.

Così i lavori non decollavano e nel 2006 la Jacorossi avviava una procedura di mobilità per i dipendenti che nel frattempo erano diventati 380 e citava in giudizio la Regione.

Si arrivava, così, a una transazione con la quale l'azienda si impegnava a revocare i licenziamenti e la Regione concedeva un risarcimento di 21 milioni, dando alla Jacorossi l'incarico di individuare i siti e portava l'appalto a 123 milioni dagli iniziali 117.

Ma nel 2008 il commissariato contestava nuove inadempienze alla Jacorossi e si arrivava alla richiesta di cassa integrazione per i dipendenti.

Ora la Corte dei conti chiede un risarcimento di 21 milioni e 800 mila euro per il risarcimento versato a Jacorossi, 18 milioni per i soldi versati alle imprese che hanno svolto realmente i lavori e 4 milioni per la cig ai dipendenti.

«Abbiamo cercato di risolvere con i ministeri competenti, attraverso un risanamento ambientale, un problema che riguardava tanti lavoratori»: è il commento dell'ex governatore Bassolino. Che ha aggiunto: «Mi sembra difficile ritenere questo una colpa grave di cui l'ex ministro dell' Ambiente, Willer Bordon, l'ex sottosegretario al Lavoro Raffaele Morese, io e altri dovremmo rispondere».

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