di Roberto Tomei
Per quanto consta al Foglietto, non era mai accaduto che un direttore generale di un ente, nel caso di specie Paolo Annunziato del Cnr, quindi del più grosso ente di ricerca del Paese, inviasse, come accaduto il 22 novembre scorso, una nota “A tutto il personale” per segnalare, peraltro con ritardo, che “da alcuni mesi” l’amministrazione è destinataria di una moltitudine di lettere rigorosamente anonime e denigratorie anzichenò della dignità dei dipendenti, con danno all’immagine dell’ente.
In disparte qualche licenza sintattica, Annunziato, dopo aver precisato che “i fatti segnalati con le suddette lettere non si terranno in alcun conto”, come a dire che il Cnr non terrà in alcuna considerazione qualsivoglia segnalazione contenuta nelle medesime lettere, avverte senza mezzi termini che i responsabili, una volta individuati, saranno passibili di procedimento disciplinare.
Ad ogni buon fine e a scanso di equivoci, il dg invita chiunque avesse da segnalare irregolarità o illiceità a farsi riconoscere, assumendosi davanti a tutti la responsabilità delle proprie azioni.
E’ vero che i dossier anonimi sono di moda in qualche ministero ma stando alla quantità dichiarata del materiale prodotto dai “corvi” in piazzale Aldo Moro, sembra quasi che l’acronimo Cnr stia a indicare ormai non già quello che tutti sanno bensì Consiglio Nazionale dei Rapaci.
Il primo interrogativo che l’attonito e sdegnato personale destinatario della nota si è posto è stato il seguente: come si fa a stabilire che i “corvi” sono dipendenti del Cnr?
Se si tratta, come scrive Annunziato, di anonimi, infatti, ben può trattarsi di estranei all’ente, che pertanto appare alquanto problematico perseguire con procedimento disciplinare. O no?
In ogni caso, per rendere l’idea dell’esatta consistenza del disdicevole fenomeno, il dg forse meglio avrebbe fatto a quantificarlo, non necessariamente fornendo il numero preciso delle missive, previa lunga e faticosa conta, ma utilizzando strumenti più sbrigativi come il metro, la bascula o anche semplici sacchi della spazzatura. Soluzione, quest’ultima, senz’altro obbligata in tempi di spending review.