di Roberto Tomei
Sul Foglietto dell'8 gennaio scorso si è data notizia di un concorso all'Ingv per due tecnologi a tempo assai determinato, un solo anno, riservato a laureati in legge e, per di più, muniti dell'abilitazione all'esercizio della professione forense.
La vicenda ha suscitato qualche perplessità, dato che la legge stabilisce che, nelle controversie giuridiche, l'ente di via di Vigna Murata può avvalersi dell'Avvocatura dello Stato, che, come è noto, non ha mai negato pareri a nessuno.
Per la verità, c'era stato prima un avviso pubblico riservato agli interni e tra il personale dell'ente sembra che qualcuno si sia fatto avanti, proponendosi come candidato, ma la commissione non l'ha ritenuto idoneo a ricoprire il posto.
Dovendo essere terribilmente impellente l'urgenza di reclutare i due giurisperiti, il presidente dell'ente, Stefano Gresta, non ha perso tempo e ha subito provveduto a far ripartire le operazioni, emanando un bando pubblico, al quale ha fatto seguito la nomina di una nuova commissione con un apposito decreto del dg Massimo Ghilardi.
Sennonché, dopo aver opportunamente richiamato nelle premesse del predetto decreto l'art. 9 del dpr n.487 del 1994, a farne parte sono stati chiamati componenti che non solo non sono magistrati, avvocati o professori di materie giuridiche, ma che nel proprio curriculum non vantano nemmeno una laurea in giurisprudenza.
Il presidente della commissione, Giovanni Torre, è laureato in Economia e commercio, Tullio Pepe, l'ex dg, in Scienze politiche, e Massimo Chiappini, infine, è uno scienziato che sembra essere del tutto ignaro de rebus iustitiae.
Pubblicata la commissione, non può meravigliare che vi sia stato chi è giunto a sostenere che, a questo punto, forse era meglio la prima commissione, anche perché, ignorandosi curriculum, titoli e pubblicazioni del consulente Pasquale De Santis, egli ben poteva essere un giurista di vaglia.