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Giovedì, 04 Lug 2024

di Giuseppe Falzone

Stefano Gresta, a un anno dalla sua nomina a presidente dell’Ingv, prima di partire, come dichiarato nell’articolo de La Sicilia del 2 aprile 2012, alla “conquista dei più grandi vulcani attivi sparsi per il mondo: dal Sudamerica allo stesso Mediterraneo ...” , con una mail inviata alcune settimane fa dalla segreteria della direzione generale, comunicava che “a seguito della chiusura della prima fase dei lavori dell'Audit, il Presidente e il Direttore Generale hanno il piacere di presentare il lavoro svolto dalla Società Assetwork S.r.l. a tutto il personale.

Il tour di presentazione presso le varie strutture sparse sul territorio nazionale, che compongono la rete organizzativa dell’Ingv, ha preso il via il 13 febbraio da via di Vigna Murata e si è concluso a Napoli otto giorni dopo.

Anche per il dipendente più sprovveduto, il peso e l’attenzione che il presidente ha voluto dare al lavoro svolto dall’Assetwork (o Asset Work?), ha suscitato qualche perplessità, se non altro sulle linee d’indirizzo e sugli obiettivi che l’Ingv si propone di perseguire attraverso la nuova organizzazione.

Ci risulta che non sono stati in pochi a mal sopportare l’idea di essere sottoposti ad appuramento o, più elegantemente, all’audit, per una ulteriore “certificazione” dell’attività svolta, tutto ciò nonostante i risultati ottenuti dall’Ingv nel suo settore disciplinare di pertinenza, cioè le Scienze della Terra, che, a livello mondiale, lo hanno visto collocato al 1° posto, per pubblicazioni scientifiche nel campo della vulcanologia, e al 4°, per la sismologia.

Si stenta a credere che il verdetto emesso dalla SCImago (SIR World Report 2010), società internazionale che si occupa di valorizzazione e monitoraggio delle attività di ricerca e di produttività scientifica degli enti di ricerca a livello internazionale, non sia stato tenuto nella giusta considerazione.

E’ difficile immaginare come dichiarazioni del tipo “lo sviluppo passa anche dalla costituzione di una task force composta da studiosi delle sezioni di Catania, Palermo, Napoli, Roma e Pisa (per ciò che riguarda la modellistica), in grado d’intervenire in tempi brevissimi in qualunque angolo del pianeta”, rilasciate dal presidente Gresta a qualche mese del suo insediamento, oggi possano apparire cosi lontane e non più concretizzabili.

La partecipazione di Gresta alle presentazioni dell’attività svolta dalla Assetwork, oggi sembra legittimare la scelta del direttore generale di affidare, in totale solitudine e senza preventiva comunicazione al cda, il lavoro di consulenza alla società bresciana.

Parimenti, con il suo silenzio, il cda sembra ratificare anch’esso, seppur in ritardo, tale provvedimento. Valgono a poco le dichiarazioni di dissenso rese in sede assembleare dai componenti eletti dal personale in seno al cda stesso.

Ciò premesso, dalla relazione dei ben pagati consulenti, poche sono le novità emerse. La settantina di slides prodotte, infatti, mettono in evidenza niente di più di ciò che già si conosceva: scarsa integrazione tra le varie sezioni; direttori e ruf che, a causa del loro background professionale, vivono spesso la loro proiezione manageriale in maniera ansiogena e, con snaturato senso di appesantimento; troppa commistione tra attività di ricerca, monitoraggio e sorveglianza; forte tensione interna dovuta alla situazione contrattuale dei precari; conflittualità tra l’attività di ricerca e l’amministrazione centrale; un’amministrazione autoreferenziale che soffre di protagonismo ed è vista come generatrice di burocrazia; ordini di servizio non aggiornati; mancanza di un protocollo unico di ente; una dirigenza che, dall’indagine sul benessere organizzativo dell’ente, esce fortemente penalizzata. E non è tutto.

Forse ai vertici dell’Ingv, per ottenere un quadro della situazione pari, se non migliore, di quello disegnato dalla Assetwork, sarebbe stato sufficiente prestare un po’ più di attenzione a ciò che da molto tempo Usi-Ricerca chiede a gran voce e per iscritto in tema di trasparenza, di sicurezza sui luoghi di lavoro, di eleggibilità e non di nomina dei direttori di sezione e dei Ruf, di una maggiore rappresentatività negli organi di governo dell’ente, di un protocollo unico con accesso intranet a tutti i dipendenti, e così via.

Nel corso della presentazione dei risultati del lavoro dei consulenti, nessuna critica è stata mossa all’operato del cda; nessun appunto sulle mancate nomine dei nuovi direttori di sezione; nessuna censura al fatto che, da più di due anni, col pretesto della mancata approvazione dei nuovi regolamenti, si continuano a rinnovare sempre le stesse persone.

E di pretesto si tratta, perché, in perfetta difformità e in contrasto con quanto previsto dall’art.12, co. 3, dallo Statuto (“ A ciascuna struttura di ricerca è preposto un direttore. Il direttore di struttura di ricerca è nominato dal consiglio di amministrazione, su proposta del presidente, formulata sentito il consiglio scientifico, tra i dirigenti di ricerca e dirigenti tecnologi  a tempo indeterminato dell’Ingv, sulla base di apposite procedure di valutazione comparativa definite dal regolamento del personale”), è stata avviata la selezione dei direttori di struttura, nonostante la richiesta di rinvio avanzata al presidente da molti dirigenti, che hanno ricoperto o ricoprono incarichi di coordinamento o di direzione.

Con la loro istanza, infatti, essi hanno tenuto ad evidenziare che "la nomina dei Direttori in assenza dei Regolamenti crea confusione e timori sul futuro funzionamento dell'Ente”.

E, infine, lasciano l’amaro in bocca i continui richiami che l’Assetwork fa all’ente per la mancata applicazione del D.Lgs. n. 150/2009 (riforma Brunetta) e, con esso, di tutti quegli articoli di legge che, a nostro avviso, mal si conciliano con un ente di ricerca che, per statuto, è chiamato a svolgere funzioni di monitoraggio e sorveglianza dell’attività sismica e vulcanica sull’intero territorio nazionale.

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