di Biancamaria Gentili
Da domenica scorsa, Enrico Giovannini non è più il presidente dell’Istat. Con la sua nomina a ministro del Lavoro del governo Letta, è scattata l’incompatibilità prevista dall’art. 2 della legge 20 luglio 2004, n. 215.
Sullo scranno più alto dell’ente di statistica, Giovannini è rimasto per 45 mesi, risultando il presidente più pagato degli enti di ricerca, con un compenso annuo di 300mila euro, ridotto da giugno 2010 a 270mila. Il mandato quadriennale sarebbe scaduto il 4 agosto prossimo.
Tra i primi atti del nuovo governo ci sarà, dunque, la nomina all’Istat di un commissario, visto che la disciplina vigente (d.lgs. 322/1989 e dpr 166/2010) non ha previsto la figura del vice presidente.
Secondo fonti attendibili, tale ruolo verrà affidato a Luigi Paganetto, attuale membro del cda dell’ente di via Balbo.
Se per la nomina a commissario è sufficiente un semplice decreto del presidente del consiglio, più difficile si presenta l’iter per ottenere l’investitura a presidente e ciò in quanto l’art. 5 della legge 196/2009 ha stabilito che occorre che la designazione del governo ottenga il parere favorevole dei due terzi dei componenti delle commissioni parlamentari competenti.
Si tratta, dunque, di una maggioranza qualificata, che non sarà facile raggiungere, con la conseguenza che il commissariamento potrebbe protrarsi a lungo.