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Sabato, 06 Lug 2024

di Roberto Tomei

La storica sede romana dell’Istituto nazionale di vulcanologia e geofisica (Ingv), in via di Vigna Murata n. 605, da qualche giorno ha un nuovo inquilino: la società consortile a responsabilità limitata Maris, acronimo di “Monitoraggio ambientale e ricerca innovativa strategica”, che occupa ormai stabilmente, al piano terra, la stanza n. 0043, all'ingresso della quale campeggia tanto di targa.

In un periodo di ristrettezze non solo economiche ma anche di spazi, visto che in via di Vigna Murata si stanno trasferendo anche una decina  di dipendenti dell’Ingv che operavano presso la sede di rappresentanza di via XXIV Maggio, a due passi dal Quirinale, l’arrivo della Maris ha suscitato non pochi malumori tra il personale dell’ente, anche perché è andata ad occupare, al piano terra, un ex laboratorio con una superficie di circa 40 mq.

Ma che c’entra la società Maris con l’Ingv e perché, e in base a quale norma, l’ente presieduto da Stefano Gresta e diretto da Massimo Ghilardi inopinatamente ha deciso di concedere il locale in uso alla stessa società?

Se alla prima domanda è facile dare una risposta, decisamente più difficoltoso appare per le altre perché, anche in questo caso, la trasparenza degli atti, che dovrebbe essere assicurata dal sito web dell’Istituto, non ci viene in soccorso, per cui non è dato sapere se l’occupazione dell’ex laboratorio sia “legittima” oppure “abusiva”, ovvero se sia stato o meno stipulato un regolare contratto di locazione, previa determinazione del canone da parte dell’Agenzia del Territorio, siccome previsto dalla legge.

Con certezza, possiamo affermare che la società consortile a responsabilità limitata Maris, costituita il 1° aprile del 2009 innanzi al notaio Luigi Barontini di Roma, tra l’Ingv e l’Università di Messina, con sede legale a Roma via di Vigna Murata n. 605, si definisce “organizzazione senza fine di lucro, a capitale interamente pubblico”.

Capitale che assomma a 10 mila euro, di cui 8000, interamente versati dall’Ingv, mentre dei restanti 2000, soltanto 500 risultano effettivamente conferiti dall’Ateneo messinese.

Questo, dal punto di vista amministrativo, il quadro della società al 31 dicembre 2011, che vede come presidente del cda Massimo Chiappini, dirigente di ricerca Ingv, e come consiglieri Bruno Azzerboni, ordinario di Elettrotecnica all’Università di Messina, e Pasquale De Santis, storico consulente dello stesso Ingv nonché vice presidente della stessa Maris. Revisore unico dei conti è Tullio Pepe, figura molto nota all’interno dell’Istituto di vulcanologia, dove ha ricoperto incarichi di vertice, prima di esserne esonerato con l’avvento di Ghilardi.

La carica di direttore generale della Maris è, invece, rivestita dall’architetto siciliano Francesco Venerando Mantegna, titolare di diversi incarichi, tra i quali quello di coordinatore del comitato Protezione civile della Regione Sicilia nonché di coordinatore nazionale del movimento “La Nuova Italia”, che alle recenti elezioni politiche ha sostenuto la candidatura a premier di Magdi Allam nella lista “Io amo l’Italia”.

Peccato che l’ex deputato europeo eletto nelle liste dell’Udc, nonostante il sostegno del movimento coordinato da Venerando, abbia racimolato appena 42.524 voti, pari a un miserrimo 0,1 per cento, davvero poco per permettere a Magdi Allam di diventare capo del governo.

Venerando, nel 2011, si è anche proposto, senza successo, come direttore generale dell’Ingv.

Dunque, egli, oltre a condividere con Allam l’amore per l’Italia, sembra provare anche una passione, tutta sua ma stavolta ricambiata, per l’Ingv che, quantomeno, ha dato un tetto alla società che dirige, per di più nella capitale.

Sfogliando il bilancio societario 2011, la Maris – che non ha personale alle proprie dipendenze - a fronte di un valore alla produzione pari a 0 (dicasi: zero), ha fatto registrare 1.591 euro di costi alla produzione, con una perdita complessiva di 1.594 euro.

Nel documento contabile, riferito sempre al 2011, spicca un debito della società di 52 (dicasi: cinquantadue) euro nei confronti del direttore generale Venerando.

Anche se non ancora disponibili, i dati relativi al bilancio 2012 non dovrebbero discostarsi molto da quelli riguardanti la gestione precedente.

Esaminando lo statuto della Maris ci si imbatte nell’art. 11, che testualmente recita: “La società potrà avvalersi del personale e delle strutture dei soci, al fine di conseguire i propri obiettivi e lo svolgimento di progetti specifici. I costi sostenuti dai soci, nell’interesse della società e nell’ambito dei progetti, saranno rimborsati pro-quota dalla società, secondo i criteri previsti dai progetti stessi”.

Dunque, nulla, ma proprio nulla, e men che meno l’uso dell’ex laboratorio elevato a sede istituzionale della Maris, può essere concesso, a titolo gratuito, dall’Ingv alla società consortile diretta da Venerando Mantegna.

Pertanto, deve necessariamente esserci un provvedimento di concessione a titolo oneroso al quale, purtroppo, sino a oggi, nessuno sembra abbia avuto accesso. Neppure i più assidui e attenti visitatori giornalieri del sito web dell’ente di via di Vigna Murata.

Ma, al di là delle procedure e del loro rispetto, che sono comunque importanti, ciò che  risulta incomprensibile ai più è l’ostinazione dell’Ingv a voler tenere in vita una società, di cui possiede l’80% del capitale, che in un quadriennio ha realizzato poco o niente.

E la decisione di dare un tetto alla medesima società appare ancor più - diciamo così - stravagante.

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