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Venerdì, 05 Lug 2024

In ritardo rispetto alla scadenza del 31 dicembre scorso, anche l’Istat e l’Ingv hanno pubblicato la relazione del responsabile per la prevenzione della corruzione sull’attività svolta nel 2014.

Per completare il quadro, mancano ancora all’appello  l’Istituto superiore di sanità (Iss), l’Istituto di alta matematica (Indam), l’Istituto di documentazione, innovazione e ricerca innovativa (Indire) e l’Istituto di studi germanici (Iisg).

L’Istat, in cui l'autore della relazione, il responsabile della trasparenza e della prevenzione della corruzione è anche direttore della gestione del patrimonio e, fino a ieri, direttore generale reggente, ammette di essersi occupato ben poco di prevenzione della corruzione, a partire dal piano triennale 2014-2016, che è stato adottato solo lo scorso settembre.

Nell’anno appena trascorso non sono stati effettuati controlli sulla gestione delle misure di trattamento dei rischi di corruzione; sarebbero  state “adottate” misure ulteriori rispetto a quelle obbligatorie (in realtà le misure sono state solo “previste” ma non attuate); non è stato informatizzato il flusso per alimentare i dati della sezione ‘Amministrazione trasparente’ del sito web; non sono state riscontrate inadempienze in materia di trasparenza; non è stata effettuata la formazione; non è stata disposta la rotazione del personale; non è stato adottato il codice di comportamento; è stata attivata una procedura email per la raccolta di segnalazioni da parte dei dipendenti (whistleblowing) ma non ne è arrivata nessuna, forse anche perché la tutela dell’anonimato è tutt’altro che assicurata; non sono giunte segnalazioni né avviati procedimenti disciplinari per fatti penalmente rilevanti legati alla corruzione; non sono state effettuate verifiche sul fenomeno del pantouflage; non sono state effettuate verifiche sul divieto di partecipazione a commissioni e di incarichi di dirigenza di alcuni uffici per il personale oggetto di condanna per determinati reati.

Al rigo 167 della relazione si legge che è giunta una segnalazione da parte di un rappresentante sindacale. Probabilmente, ma non viene specificato, la segnalazione è ascrivibile a Usi-Ricerca, per una vicenda legata alle gare di appalto per il Change Management informatico. Non è dato sapere, però, se a seguito della segnalazione sia stata aperta un’istruttoria e quale esito abbia avuto. Come pure sono state ignorate, sempre in tema di appalti, alcune interrogazioni parlamentari presentate dal Movimento 5 Stelle e il pasticcio del nuovo sistema informativo gestionale, denunciato dal Foglietto.

Insomma, all’Istat, in fatto di prevenzione della corruzione nel 2014 si è fatto poco o nulla.

Le cose non sono andate meglio all’Ingv, nonostante il maggior numero di risposte positive presenti nel questionario, peraltro non sempre corrispondenti al vero, come nel caso del codice di comportamento (righi 170-186).

Nella sostanza, la rotazione del personale non è avvenuta, non si registrano procedimenti disciplinari per fatti penalmente rilevanti di dipendenti, non sono stati effettuati monitoraggi sulle incompatibilità previste dal d.lgs 165/2001. Significativa è, poi, la posizione dell’ente nei riguardi della procedura per la segnalazione di illeciti da parte dei dipendenti, che ritiene di non attivare, giudicando sufficiente la possibilità di rivolgersi all’Anac.

Entrambi gli enti (Istat e Ingv), peraltro, ritengono che il responsabile per la prevenzione della corruzione non possa svolgere al meglio i suoi compiti.

Per l’Istat, “le difficoltà che hanno rallentato o addirittura a tratti ostacolato l’impulso delle attività sono da ricercarsi, in parte, in ragioni di ordine ambientale, seppure fisiologiche, e in parte di carattere organizzativo derivanti anche da alcuni ‘chiaroscuri’ normativi”.

Per l’Ingv, “l'aspetto più critico riguarda l'interpretazione della normativa nei punti che sembrano poco adattarsi al contesto di un ente pubblico di ricerca scientifica … e … in assenza di adeguato mansionamento specifico su questi aspetti, l'attuazione degli adempimenti è spesso percepita esclusivamente come un'ulteriore (sic!) carico di lavoro”.

Insomma, la colpa principale della mancata adozione di misure efficaci sarebbe ascrivibile alla legge 190/2012.

Se queste sono le premesse, sarà ben difficile che il 2015 faccia segnare una svolta nell’ambito della prevenzione della corruzione.

* www.francomostacci.it
twitter: @frankoball

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