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Venerdì, 05 Lug 2024

Non c’è pace all’Istituto di fisiologia clinica (Ifc) di Pisa, fino al 2007 - anno dell’abbraccio “letale” con la Fondazione Monasterio - centro di eccellenza clinico-scientifico del Cnr nel campo della cardiologia.

Nella mattinata di giovedì della scorsa settimana, come un fulmine a ciel sereno, è apparso su Panorama.it un articolo, a firma di Caris Vanghetti, dal titolo “Cnr, a Pisa un ‘buco’ di 10 milioni - Il nuovo direttore dell'Istituto di Fisiologia Clinica scopre conti truccati e un giro di convenzioni false”, che ha scatenato una bufera sul più grosso ente pubblico del paese, presieduto da Luigi Nicolais e diretto da Paolo Annunziato.

Lo scoop del giornale diretto da Giorgio Mulè è stato subito ripreso da numerosi altri organi di informazione, che hanno rilanciato la notizia, arricchendola, col passare delle ore e dei giorni, di nuovi sconcertanti particolari.

A distanza di 24 ore dal lancio di Panorama.it, si faceva vivo il Cnr, con un comunicato stampa, con il quale confermava sostanzialmente la notizia, sulla quale sono da giorni all'opera le Fiamme Gialle su delega della Procura della Repubblica di Pisa, precisando che l'ente di piazzale Aldo Moro si sarebbe "fatto carico di tutte le problematiche connesse alle attività ordinarie e straordinarie dell'Istituto di fisiologia clinica", smentendo qualsiasi smantellamento dello stesso Istituto.

Ma come è potuto accadere che il sig. Marco Borbotti, un tecnologo dell'Ifc (tale divenuto nel 2012, sì per concorso ma con una falsa laurea, dopo essere stato assunto nel 2007 come operatore tecnico di VIII livello), licenziato in tronco lo scorso 8 gennaio, per anni potesse disporre di tale e tanta "libertà" d'azione, al punto da provocare uno scandalo nazionale, attraverso convenzioni e contratti milionari del tutto inesistenti, grazie ai quali lo stesso Ifc ha ottenuto ingenti anticipazioni di cassa dall'amministrazione centrale?

E’, poi, emerso - sempre dalla stampa - che lo stesso Borbotti sarebbe “incapace di intendere e di volere come già accertato in alcuni pregressi procedimenti penali”.

Inoltre, dal verbale del Consiglio di Istituto svolto il 22 dicembre 2014, che reca la segnatura di protocollo n. 858 del 11 febbraio 2015 (circa 50 giorni dopo la riunione), si apprende che “si sono rilevate consistenti criticità sia nella rilevazione di crediti per importi rilevanti iscritti a bilancio per i quali appariva difficile o dubbia la possibilità di rintracciare i titoli giustificativi, che in un disallineamento tra il sistema contabile SIGLA ed il parallelo sistema di contabilità interno all'Istituto, denominato GE.CO. (gestione commesse)” sin dal 7 luglio 2014, data del passaggio delle consegne dal precedente direttore dell’IFC, Eugenio Picano all’attuale, Giorgio Iervasi.

Da tale verbale risulta anche che “svolti ulteriori accertamenti, ancorché sicuramente non definitivi, vista anche la complessità della vicenda, il Dr Iervasi ne ha dato notizia al Direttore Generale del CNR in data 12.9.2014, confermando sia il disallineamento tra la contabilità SIGLA e GE.CO. che la dubbia esigibilità/rintracciabilità di alcuni crediti iscritti a bilancio.”

Continuando a leggere il verbale, si apprende ancora che “la forchetta relativa al disallineamento SIGLA e GE.CO. di circa 1.9 ME comunicatavi a ottobre oggi tuttavia sembra aumentare perché la verifica in corso sta rivelando la non esigibilità di altri ns titoli di credito. Le indagini in ordine alle partite contabili sono proseguite, rivelando una serie cospicua di irregolarità obiettivamente molto gravi di cui il Dr. Iervasi, con successive comunicazioni, riferisce di avere puntualmente informato le amministrazioni e le autorità competenti. Trattandosi di indagini estremamente delicate e complesse, si ripete, corre 1'obbligo di conservare su di esse la necessaria riservatezza. Gli uffici e gli organi centrali del CNR sono pienamente informati di quanto occorso e stanno esaminando anche le soluzioni da adottare per le possibili connessioni tra le vicende su esposte e l'ordinario svolgimento delle attività dell'Istituto, cui deve essere assicurata la regolare funzionalità”.

Tuttavia, né il verbale del Consiglio di Istituto né le dichiarazioni fino a oggi rilasciate alla stampa dai vari interessati forniscono risposta agli spontanei ed elementari quesiti che la vicenda suscita: come è stato possibile distrarre con tanta facilità svariati milioni di euro dalle casse del più grosso ente di ricerca del paese? Come è stato possibile trasformare, indisturbatamente, falsi contratti in vere liquidità di cassa?

Infatti, la regolamentazione interna del Cnr prevede un meccanismo di controllo su contratti e convenzioni da parte del direttore di dipartimento. Inoltre non sono previsti dal Cnr sistemi gestionali alternativi di contabilità rispetto alla procedura informatica denominata “SIGLA”, con l’ovvia conseguenza che non è possibile alcun tipo di disallineamento o forchetta di dati contabili. Meno che mai il regolamento di organizzazione del Cnr prevede la possibilità di istituire “uffici entrate”, che svolgano compiti che dovrebbero essere di esclusiva competenza e responsabilità della segreteria amministrativa.

La vicenda in discussione ha fatto chiaramente emergere l’inadeguatezza dell’intero meccanismo di gestione manageriale e contabile del Cnr. Il tutto reso possibile da un evidentemente non idoneo impianto normativo regolamentare dello stesso Ente.

Su questo punto, più volte Usi-Ricerca ha segnalato a chi era preposto alla stesura dei nuovi regolamenti, vale a dire il direttore generale Paolo Annunziato, le rilevate inefficienze del sistema. Tra l’altro, si invitava a meglio disciplinare proprio la figura del segretario amministrativo, tenendo conto della necessità di dividere le funzioni di controllo da quelle di gestione. Queste ed altre osservazioni purtroppo sono rimaste inascoltate.

Oggi ci si trova di fronte una voragine che, intaccando le già inadeguate risorse finanziarie del Cnr, potrebbe determinare il depotenziamento delle importanti attività condotte dai ricercatori, con un effetto domino potenzialmente capace di paralizzare l’operatività anche degli altri istituti di ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche.

In un paese civile, chi amministra la cosa pubblica deve rispondere delle proprie attività di indirizzo e gestione e, rilevato tanto il fallimento del modello organizzativo gestionale adottato quanto l’evidente contrazione della produzione scientifica dell’Ente, deve sentire il dovere di rassegnare le dimissioni, per restituire al più grosso ente di ricerca del Paese una adeguata guida scientifica ed una efficiente organizzazione amministrativa.

Usi-Ricerca, sindacato da sempre attento alle vicende dell’Istituto di fisiologia clinica, come testimoniano gli oltre 30 articoli dedicati dal Foglietto dal 2007 ad oggi alle serie problematiche dello stesso Istituto (tutti reperibili in rete e nella gran parte ripresi in rassegna stampa dal Cnr), ha già provveduto a trasmettere alla Procura Regionale della Corte dei conti, competente per territorio, un esposto-denuncia sulla vicenda, affinché i giudici contabili verifichino e accertino eventuali danni erariali e di immagine, adottando nei confronti dei responsabili i provvedimenti di rito.

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