Già il 7 aprile scorso Il Foglietto rendeva noto ai lettori che pochi giorni prima il presidente del Cra, prof. Alonzo, aveva convocato d’urgenza le organizzazioni sindacali per comunicare che il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, intendeva effettuare una riorganizzazione dell’ente.
Notizia che, peraltro, non coglieva di sorpresa i destinatari, siccome già annunciata nella legge di stabilità per il 2014, dove non si faceva mistero di un possibile accorpamento del Cra con l’Inea, che poi è stato puntualmente decretato e sta ora diventando realtà.
Dunque, che la situazione del Cra fosse, come si dice, “fluida” era noto “lippis et tonsoribus” e tanto più doveva esserlo ai decisori dell’ente stesso, consigliando loro di informare ogni azione al precetto del “quieta non movere”.
Ma si sa che “maiora premunt”, in questo caso sotto forma dell’urgenza di lavori di ristrutturazione.
Stante detta urgenza, essi decisero l’espletamento, il 6 ottobre 2014, di una gara, per un importo di circa 3 milioni e mezzo di euro, per la ristrutturazione, finalizzata alla riconversione, degli uffici della sede centrale di via Cassia 176, in Roma.
Sennonché, trattandosi di lavori “urgenti”, non si capisce come mai, a distanza di pochi mesi sia arrivato dall’ente un imperioso dietrofront, con l’annullamento della gara stessa, prontamente comunicato il 13 febbraio scorso dal Provveditore alle opere pubbliche sulla Gazzetta Ufficiale.
La marcia indietro è stata giustificata con la “perdita d’interesse all’esecuzione delle opere appaltate, da cui il definanziamento delle stesse”.
Per carità, tutto è possibile, ma, se i lavori erano “urgenti”, col tempo certamente non possono cambiare natura e dovrebbe essere difficile “perdere interesse” verso di essi. Misteri.