Dopo l’incorporazione dell’Inea da parte del Cra, che ha rafforzato il secondo e fatto scomparire il primo, è ora la volta di una fusione, quella tra Invalsi e Indire, due minuscoli enti di ricerca, sotto la stretta sorveglianza del Miur, i cui dipendenti complessivamente non superano, al netto del precariato, le 200 unità.
L’abbraccio tra i due enti, che avrebbe dovuto mettere al mondo l’Ipav (Istituto per l’autonomia e la valutazione scolastica) doveva materializzarsi, dopo i soliti annunci, qualche settimana fa con il preannunciato decreto legge di riforma della scuola, che all’ultimo momento però il governo ha deciso di trasformare in un disegno di legge, con tempi di attuazione assolutamente non prevedibili, ma sicuramente non paragonabili a quelli del decreto legge.
L’allungamento dei tempi, però, non ha spento i bollenti spiriti delle grosse centrali sindacali, che non vedono di buon occhio l’operazione. Ma c’è chi è pronto a scommettere che – come è già avvenuto nel caso dell’incorporazione dell’Inea – per dare il loro assenso, peraltro non richiesto, si accontenterebbero di vedere il nuovo ente, l’Ipav appunto, mantenere lo status di ente di ricerca.
Ma il niet viene anche, per ovvie ragioni, dai board dei due enti, che vorrebbero continuare a mantenere ben salda la loro autonomia.
Staremo a vedere se e quando l’operazione andrà in porto.