La fusione tra il Cra e l’Inea, prevista dalla legge di stabilità 2015 (n. 194/2014), che ha dato vita al Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (che a breve dovrebbe partorire l’acronimo Crea), rischia di ridurre notevolmente il numero di ricercatori/tecnologi, già in forza all’ex Inea (poco più di un centinaio), beneficiari della indennità ex articolo 22 del Dpr 171/91, le cui modalità di attribuzione e di erogazione risalgono a un accordo integrativo di 9 anni fa.
Con una nota del 15 aprile scorso, infatti, il commissario straordinario, Salvatore Parlato, ha comunicato al personale interessato che, dopo l’accorpamento tra Cra e Inea, “è emerso che nel tempo i due enti avevano optato per differenti modalità di individuazione dei destinatari dell’art. 22 e di erogazione della relativa indennità coerentemente ai differenti modelli organizzativi implementati presso gli stessi”, per cui occorre “nelle more della riorganizzazione dell’ente, individuare criteri uniformi di applicazione della citata disposizione”.
In pratica, con un successivo provvedimento, il commissario Parlato detterà le nuove regole per l’attribuzione della indennità de qua, il cui importo massimo è pari al 15% dello stipendio tabellare iniziale del livello professionale di appartenenza del dipendente beneficiario.