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Mercoledì, 03 Lug 2024

Da diversi mesi, ormai, via di Vigna Murata a Roma, sede dell’Ingv, sembra infestata da corvi e da veleni.

L’ultima apparizione del temuto (soprattutto dai superstiziosi) pennuto nero sarebbe stata registrata nella portineria dell’ente presieduto da Stefano Gresta il 19 febbraio scorso, allorquando un soggetto non identificato (sic!) avrebbe provveduto alla consegna di tre plichi anonimi, indirizzati al collegio dei revisori dei conti, al direttore generale e al responsabile per la prevenzione della corruzione, Tullio Pepe.

Nei giorni scorsi abbiamo appreso dell’invio agli organi di vertice dell’Ingv di una articolata Relazione sul contenuto dei predetti plichi, redatta da Tullio Pepe, destinata sicuramente a scatenare una nuova bufera nel sacro tempio della vulcanologia e della sismologia se è vero, come è, che l’argomento è stato posto all’ordine del giorno della riunione del cda, fissata per giovedì prossimo.

Sotto la lente d’ingrandimento del responsabile per la prevenzione della corruzione, secondo notizie in possesso del Foglietto, sarebbero finiti tre appalti che, a detta dell’ignoto esponente, risultavano affetti da presunte irregolarità.

Il primo, forse il caso più grave, riguarda presunte anomalie in ordine alla costituzione di un’associazione temporanea di scopo tra Ingv e una società privata con sede a Catania (tra i cui azionisti figurerebbero due tecnologi e un collaboratore tecnico in forza a un grosso ente pubblico di ricerca), risultato aggiudicatario di una commessa scientifica da parte dell’Istituto greco Hellenic Centre for Marine Research.

A seguito di approfonditi ed accurati riscontri durati due mesi, Pepe - dopo aver accertato che l’accordo tra Ingv e società catanese, per il primo a firma del presidente Stefano Gresta, non è stato autorizzato dal cda dell’ente, non risulta sottoscritto innanzi a un notaio né è stato annotato sul repertorio dei contratti dello stesso Ingv – conclude chiedendo all’ente l’annullamento immediato sia dell’atto di costituzione dell’associazione di scopo, datata 7 gennaio 2014, che di un successivo atto aggiuntivo allo stesso, sottoscritto tra le parti il 15 gennaio 2015.

Innanzitutto, il responsabile per la prevenzione della corruzione dell’ente di via di Vigna Murata si dichiara assai perplesso  per il fatto che la società catanese, dopo essere diventata partner dell’Ingv con il predetto accordo di associazione e in vigenza dello stesso, aveva partecipato a due appalti indetti dall’Ingv, aggiudicandoseli entrambi, per un importo complessivo di oltre 400mila euro.

Poi, lo stesso Pepe scrive che, a suo avviso, l’atto aggiuntivo sottoscritto tra l’ente presieduto di Gresta e la società catanese il 15 gennaio 2015 - con il quale l’Ingv, al fine di accelerare i tempi delle operazioni, ha affidato alla stessa società l’incarico di acquistare un consistente quantitativo di materiale tecnico, operazione che invece avrebbe dovuto fare direttamente lo stesso Ingv - proprio legittimo non è, visto che potrebbe rappresentare un aggiramento delle procedure di acquisto da parte della pubblica amministrazione.

In pratica, l’acquisto de quo non sarebbe stato fatto con procedure di evidenza pubblica, anche se la società catanese si era impegnata ad allegare alla fattura di rimborso da emettere a carico dell’Ingv, copia delle fatture di acquisto del materiale.

Anche per le altre due vicende segnalate dal “corvo” con il suo plico anonimo, pur se di importanza certamente minore rispetto a quella sopra descritta, il responsabile per la prevenzione della corruzione dell’Ingv conclude chiedendo di disdire immediatamente i contratti in essere e di bandire nuove gare pubbliche.

Staremo a vedere quali effetti questa ennesima storia, che appare molto seria, avrà sull’ente di geofisica e vulcanologia e, soprattutto, se nell’immediato potrà produrre ripercussioni e/o scombussolamenti ai vertici dell’ente.

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