Il governo non sa perché l’Istituto Superiore di Sanità è stato commissariato mentre all’Istat, che pure in base alla legge avrebbe dovuto seguire lo stesso destino, non è stata applicata la norma che azzera il consiglio di amministrazione.
Il decreto legge 98 del 2011 (art 15 comma 1 bis) prevede che "nei casi in cui il bilancio di un ente sottoposto alla vigilanza dello Stato presenti una situazione di disavanzo di competenza per due esercizi consecutivi i relativi organi, ad eccezione del collegio dei revisori o sindacale, decadono ed è nominato un commissario".
L’Istat si è trovato in questa condizione, anzi peggiore, visto che di bilanci in rosso ne ha chiusi ben 3; il 2009, il 2010 e il 2011. L’Istituto Superiore di Sanità invece di bilanci in rosso ne ha chiusi 2, quello del 2012 e quello del 2013. Entrambi gli enti, dopo la chiusura dei bilanci in passivo, hanno rinnovato i propri consigli di amministrazione per scadenza naturale del mandato.
Ma mentre nel caso dell’Istituto Superiore di Sanità, benché il cda fosse stato composto in maniera diversa da quello che aveva approvato i conti in rosso, il governo ha provveduto ad azzerare il consiglio di amministrazione sostituendolo con un commissario, nel caso dell’Istat non lo ha fatto. Peccato che il decreto 98 del 2011 non preveda un potere discrezionale di commissariamento ma stabilisce la decadenza obbligatoria degli organi dell’ente.
Per scrupolo siamo andati a controllare la relazione della Corte dei Conti sull’Istat, pubblicata il 5 marzo 2015, per capire come mai non fosse stato commissariato e l’unico indizio spunta nella parte in cui il magistrato delegato al controllo dell’Ente statistico, senza prendere alcuna posizione personale in ordine al commissariamento, cita la relazione dei revisori dei Conti dell’Istat che giustificano la mancata necessità di ricorrere al commissariamento visto che il disavanzo di competenza è stato ripianato con l’avanzo di amministrazione.
Risolto il quesito? Assolutamente no, perché anche l’Istituto Superiore di Sanità ha fatto la stessa cosa. Quindi ci troviamo in presenza di due pesi e due misure.
Così, il 13 marzo del 2015 abbiamo chiesto al ministero dell'Economia di spiegarci questa disparità di trattamento tra i due enti. Ma dopo quasi due settimane e molto solleciti, il 25 marzo, il ministero guidato da Pier Carlo Padoan ci ha detto che la competenza a decidere sul commissariamento dell’Istat era della Presidenza del Consiglio.
Il 25 marzo abbiamo girato la domanda a Palazzo Chigi. Dopo quasi tre settimane e molti solleciti, la prima risposta: “la competenza è del ministero della Funzione Pubblica (dicastero senza portafoglio) e gli abbiamo girato la domanda, appena ci risponderanno ti faremo sapere”.
Il 4 maggio, con una telefonata, arriva la risposta: “Non siamo in grado di spiegare il motivo per cui a parità di condizioni l’Istituto Superiore di Sanità è stato commissariato e l’Istat no. Ci scusiamo per il tempo che ti abbiamo fatto perdere”.
Se neanche il Governo sa, ma a questo punto preferiremmo pensare che non voglia spiegare, c’è da domandarsi che santi in paradiso abbia avuto il consiglio di amministrazione dell’Istat.