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Mercoledì, 01 Mag 2024

Sono passate quasi due settimane dalla nomina di quattro presidenti e di molti dei consigli di amministrazione degli enti pubblici di ricerca vigilati dal Miur ma solo l’Ingv non ha ancora un cda operativo, avendo il ministro Giannini nominato con apposito decreto solo i due componenti di provenienza ministeriale e non anche quelli eletti. Come mai?

Il casus belli sembrano essere, ancora una volta, i due componenti dello stesso cda che, come stabilisce la Legge Gelmini del 2009 e come ricorda lo Statuto dell'ente, non sono di nomina ministeriale ma sono “individuati dalla comunità scientifica di riferimento”.

L'Ingv ha ben chiaro cosa sia la “comunità scientifica di riferimento” e il 6 luglio scorso ha organizzato una consultazione che ha visto come elettorato attivo non solo ricercatori e tecnologi dell'ente, ma anche quelli dell'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs) e molti docenti universitari.

Tuttavia, unico nel panorama degli enti pubblici di ricerca, l'Ingv non esclude dall'elettorato passivo i propri dipendenti, con il risultato di escludere, di fatto, dalla competizione gli esterni all'ente che, indubbiamente, dispongono di un bacino da cui attingere voti assai limitato rispetto ai candidati “interni” all’ente.

Accade però che il D. Lgs. 8 aprile 2013, n. 39, recante “Disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico, a norma dell'Art. 1, commi 49 e 50 della legge 6 novembre 2012, n. 190”, all'art. 9, comma 2, abbia stabilito che “Gli  incarichi  amministrativi di vertice e gli incarichi dirigenziali, comunque denominati, nelle pubbliche amministrazioni, gli incarichi di amministratore negli enti pubblici e di presidente e amministratore delegato negli enti di diritto privato in  controllo pubblico sono incompatibili con lo svolgimento in proprio, da parte del soggetto incaricato, di un'attività professionale, se questa è regolata, finanziata o comunque retribuita dall'amministrazione ente che conferisce l'incarico”.

Si può presumere che il Collegio dei Revisori dell'Ingv abbia fatto riferimento anche a questa norma quando, per il passato cda, con Verbale n. 20 del 9 settembre 2014, ha rilevato la sussistenza di situazioni di incompatibilità al suo interno, sollecitando l'ente ad adottare i provvedimenti del caso.

La risposta dell’ente presieduto da Stefano Gresta agli appunti dei revisori non si fece attendere e così con delibera n. 158 del 18 dicembre 2014 venne approvata la modifica dell'art. 6, comma 5 dello Statuto, da: "I componenti del consiglio di amministrazione non possono intrattenere rapporti di collaborazione con l'INGV, né possono essere amministratori o dipendenti di soggetti pubblici e privati che partecipano a programmi di ricerca dell'INGV; in materia di interessi dei componenti del consiglio di amministrazione si applica, per quanto compatibile, l'articolo 2391 del codice civile" a "I componenti del consiglio di amministrazione non possono rivestire cariche amministrative e/o direttive in soggetti pubblici e privati che partecipano a programmi di ricerca dell'Ingv; in materia di interessi dei componenti del consiglio di amministrazione si applica, per quanto compatibile, l'articolo 2391 del codice civile".

In pratica, poco è stato modificato in merito alla eleggibilità dei dipendenti dell'Ingv, che continua a essere implicitamente consentita.

La nuova formulazione della norma statutaria appare più vaga della precedente, se non addirittura peggiorativa, laddove non vieta più che l’interessato possa avere “rapporti di collaborazione” (ma un contratto a tempo indeterminato non è esso stesso un rapporto di collaborazione?), ma si limita a vietare che il dipendente Ingv-candidato-eletto possa rivestire “cariche amministrative e/o direttive”.

Successivamente, il Miur ha fatto pervenire all'Ingv la nota prot. n. 4512 del 21 gennaio 2015 con la quale il Ministero dell’economia e delle finanze (Mef), in persona del Ragioniere Generale dello Stato, formulava rilievi e osservazioni sulla modifica statuaria approvata dallo stesso Ingv.

In particolare, per il Mef “le modifiche statutarie adottate non sembrerebbero superare i rilievi formulati dall'organo interno di controllo”. La lettera dello stesso Mef si chiude con la richiesta di conoscere le conseguenti determinazioni dell'amministrazione vigilante, ovvero del Miur che, però, non si sarebbe mai più espresso sulla vicenda, forse nella speranza di un “ravvedimento operoso” da parte degli organi di vertice dell’Ingv.

In realtà, tale “ravvedimento” non c’è stato, tant’è che l’ente presieduto da Gresta ha proceduto alla individuazione dei due membri eletti dalla comunità scientifica di riferimento, esattamente come era avvenuto in precedenza, vale a dire accettando senza riserve le candidature di ricercatori e di tecnologi alle dipendenze dello stesso ente, alcuni dei quali hanno esplicitamente invitato il corpo elettorale a fare in modo di evitare che i due posti di membri del cda venissero occupati da personale non-Ingv.

Il resto è storia recente.

La comunità di riferimento ha confermato Nicola Alessandro Pino con una sorta di plebiscito, anche se la performance dello stesso all’interno del precedente cda non era apparsa esente da critiche, e ha eletto una new entry, nella persona di Giulio Selvaggi.

A seguire, ma molto staccati come numero di voti conseguiti, Roberto Moretti dell’Università di Napoli, vulcanologo, e Paolo Gasperini dell’Università di Bologna, sismologo. Due validi ricercatori non-Ingv che ora “rischiano” di essere richiamati dalle retrovie per sanare l’ennesimo pasticcio prodotto dal presidente Gresta e dai suoi ineffabili consiglieri.

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Coordinatore nazionale Usi-Ricerca/Ingv

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