E’ mai possibile, si chiedono in tanti, che la celebrata e decantata macchina dell’efficienza amministrativa del governo in carica sia andata inopinatamente in avaria di fronte a un problema che appare del tutto ordinario?
Pare proprio di sì, se è vero, come è, che sia il colosso della ricerca pubblica, il Cnr, che il tempio della sismologia e della vulcanologia, l’Ingv, da tre mesi sono privi di consiglio di amministrazione. Una carenza che, di fatto, ha creato una paralisi nell’amministrazione dei due enti, con conseguenze tutt’altro che irrilevanti.
Ancor più sconcertante è la situazione in cui versa la magistratura del dato statistico, vale a dire l’Istat, il cui presidente, proprio per la mancanza del cda, è nella impossibilità di varare quella che dovrebbe essere la più grande riorganizzazione che l’ente abbia mai registrato nel corso della sua ormai novantennale esistenza.
Il cda, infatti, scaduto da quasi un anno, a tutt’oggi non è stato ricostituito dal presidente del consiglio in persona, al quale, oltre alla vigilanza sull’ente, spetta ex lege anche la nomina di due dei quattro componenti.
Ma, un discorso a parte meritano il Cnr e l’Ingv che, a differenza dell’Istat, sono vigilati dal Miur e nei cui rispettivi cda, come da statuto, siedono anche membri eletti dalla comunità scientifica, oltre a quelli scelti dallo stesso vigilante.
Quanto al primo, il Cnr, il cui presidente peraltro è prossimo alla scadenza, la titolare del Miur, Stefania Giannini, sembra averlo cancellato dalla sua agenda, dal momento che dalla scadenza del cda non ha dato alcun segnale, né ci risulta, salvo prova contraria, che dall’organo di vertice di piazzale Aldo Moro vi siano state iniziative formali volte a richiamare l’attenzione della ministra.
L’unica reazione segnalata è stata quella del componente eletto, che - stando a un suo dispaccio inviato al personale qualche giorno fa – avrebbe “comunicato al ministero, via posta elettronica certificata, il profilarsi di un danno erariale causato da tale condotta omissiva …”.
Quanto all’Ingv, anch’esso sprovvisto di cda, la situazione appare un pochino più complessa.
Mentre il decreto di nomina per i consiglieri scelti dal Ministro Giannini (i professori Claudio Faccenna e Giancarlo Neri) è stato firmato quasi un mese fa, non altrettanto è avvenuto per i due membri eletti dalla comunità scientifica. Ma è proprio su questi ultimi che, da mesi, è in corso una querelle in merito alla compatibilità o meno, quando si tratti di dipendenti dell’Ingv, come lo sono quelli appena eletti e come lo erano i predecessori.
Ad “accendere” la discussione sono stati, qualche mese fa, i revisori dei conti dell’ente di via di Vigna Murata che, con argomentate motivazioni, hanno sostenuto che la presenza di personale dipendente dell’ente in seno al consiglio di amministrazione, ancorché eletto dalla comunità scientifica di riferimento, sia contra legem.
Tesi, naturalmente, contestata dagli interessati, che rivendicano il loro diritto di far parte del consesso.
Nella disputa, a quanto ci risulta, sono entrati anche il Miur e il Ministero dell’economia e delle finanze, che non sembrano aver risolto l’arcano, che continua quindi a essere motivo di contrasto interno. E, stando ai rumors, potrebbe essere proprio questa la causa della mancata formalizzazione della loro nomina da parte del Miur, anche perché all’Ogs dove, oltre alla conferma del presidente, c’è stato il rinnovo del cda, il relativo decreto di nomina, tempestivamente firmato dalla Giannini il 14 ottobre scorso, comprende anche il membro elettivo, che però non è dipendente dell’ente.
Sta di fatto, comunque, che i tre enti orfani del cda sono a rischio caos.