Se è vero che l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) è nato per osservare e studiare i corpi celesti, ci piace immaginare che altrettanto possano fare gli osservati nei confronti degli osservatori.
Ebbene, le reazioni inconsulte a un articolo sull’Inaf apparso giovedì scorso su Repubblica di sicuro hanno sconvolto il firmamento. Il quotidiano ha riferito, anche se in maniera incompleta, vicende che da tempo condizionano e limitano attività e potenzialità dell’ente. In primis, la cronica scarsezza di contributi pubblici, soprattutto all’indomani della scriteriata riforma Moratti che ha raccolto in un unico e nuovo contenitore (l’Inaf) non solo gli ex Osservatori astronomici e astrofisici (già dotati di autonomia di gestione), ma anche altri 7 istituti del Cnr.
Silenzio, invece, sulle operazioni di accorpamento che hanno generato discriminazioni tra il personale degli ex Osservatori che, in gran parte, ha subito una reformatio in pejus del proprio status giuridico. A reagire “sdegnati” all’articolo, ma non alla reformatio, sono stati in tanti, anche l’ex presidente Piero Benvenuti (ora nel cda dell’Asi, del quale c’è chi prevede a breve un ritorno al vertice dell’Inaf). Al lettore sereno, l’articolo è parso l’ennesima dimostrazione del disinteresse politico verso la ricerca che, in Italia, si vuole fare a costi bassissimi. E con tanti precari e sottoinquadrati.