Roma, lunedì 5 ottobre 2009 Aula Pocchiari Istituto Superiore di Sanità,
v.le Regina Elena 299 - ore 10:00 proiezione del film“Cerca la Ricerca”
A seguire dibattito con i lavoratori ed esponenti politici
CERCA LA RICERCA (IL DOCUMENTO)
Cos’è la Ricerca? Il dibattito sulla ricerca pubblica italiana si riaccende periodicamente conseguentemente a notizie che illustrano le scoperte del ”cervello” di turno emigrato all’estero perché vittima del sistema corrotto italiano. In genere quindi si finisce a parlare di ricerca con riferimento alle “eccellenze”, ai“cervelli”, al “merito”, ignorando (volontariamente?) la realtà ben diversa che conosce bene invece chi la ricerca la fa sul campo e la vive quotidianamente. In questo modo si conferisce alla ricerca un’aurea di nobiltà che contribuisce però ad allontanarla dal quotidiano, lontana dalla realtà di tutti i giorni. Qualcosa di cui parlare, ma che riguarda solo pochi eletti. Una modalità questa che consente peraltro di continuare a parlare di merito e meritocrazia in maniera funzionale alla campagna di controriforma del settore Pubblico.
In realtà la Ricerca è cosa diversa dallo scienziato che si muove tra alambicchi fumanti e macchinari incomprensibili, o meglio, non è solo quello. La ricerca è composta da una fitta rete di ricercatori che mettono a disposizione di tutta la comunità scientifica il proprio lavoro ed i risultati da esso ottenuti, siano essi una grande scoperta o solo un piccolo tassello di un grande mosaico. È unendo i risultati di tutti che poi si riesce a costruire quella conoscenza che porta alle scoperte di rilievo. Il singolo “cervello” da solo non è in grado di arrivare a niente. Questo lavoro intellettuale inoltre si avvale dell’apporto di un numero rilevante di tecnici specializzati che svolge il lavoro manuale e contribuisce anche alla discussione scientifica in virtù della propria esperienza. Un lavoro che necessita di un supporto meno specializzato, ma non per questo meno importante che viene fornito dagli Operatori e che consente a ricercatori e tecnici di poter operare nel migliore dei modi possibile. Il tutto infine si appoggia su una macchina amministrativa che fornisce l’organizzazione logistica e gli strumenti indispensabili affinché si possa lavorare tutti i giorni.
Tutto questo è riassumibile in una sola parola: LAVORO. Certamente un lavoro particolare, ma che non può in nome di questa particolarità sacrificare i diritti dei lavoratori, che sono poi coloro che la ricerca la fanno, concretamente. Ed invece questo è quello che è successo e quello che continua ad accadere. L’esempio più evidente è il fenomeno del precariato che peraltro è funzionale o, meglio ancora, direi connesso strutturalmente alla gestione baronale della Ricerca.
Per avere una Ricerca Pubblica migliore si dovrebbe cercare di creare un impianto complessivo che consenta ai ricercatori di poter mettere la propria intellettualità al servizio della scienza, liberi da legami che spesso si rivelano professionalmente mortali. Lo scopo dovrebbe essere quello di favorire un ambiente fertile e stimolante nel quale tutti danno il proprio contributo al lavoro collettivo e nel quale le eccellenze avrebbero modo di emergere e dare a loro volta un contributo, magari più significativo di altri.
Evidentemente la condizione essenziale per realizzare questo progetto è quella di maggiori investimenti. Troppo complesso per chi è impegnato a tagliare, tagliare, tagliare. Risulta più semplice invece parlare di piano per il ritorno dei cervelli fuggiti argomento che buca lo schermo, ma che poi alla resa dei conti si rivela pura propaganda in quanto il singolo ricercatore che torna aggiunge poco o nulla a quello che c’è oggi. Inoltre molto spesso questi ricercatori non tornano perché andrebbero a lavorare proprio nel contesto dal quale sono fuggiti. Quel contesto baronale che fa del precariato il miglior strumento di gestione del personale e che crea un sistema di clientele che si rivela asfittico per i giovani ricercatori negandogli autonomia e libertà intellettuale, oltre alla speranza di una vita senza scadenza.
A che cosa serve la Ricerca Pubblica Italiana?
La cosiddetta “mission” degli Enti di Ricerca italianiè variegata e comprende la Ricerca pura, funzioni di controllo, fronteggiamento delle emergenze.
La ricerca pubblica a chi deve rendere conto? Secondo noi alla cittadinanza e invece parla sempre di più con le aziende che ovviamente si muovono esclusivamente a scopo di lucro.
Non crediamo esista una scala di importanza nella quale collocare le funzioni sopra elencate, ma è necessario comprendere come tutte queste funzioni siano finora state dirette a garantire alla società tutta un beneficio. L’ISS sulla sanità, L’ISPRA sull’ambiente, l’ENEA sull’energia, il CNR a tutto campo, e l’elenco potrebbe continuare ancora a lungo, tutti questi enti hanno una funzione centrale in merito a questioni rilevantissime per tutto il Paese.
Il costante impoverimento del bilancio degli enti sta portando invece allo snaturamento degli enti stessi e della loro missione. L’esigenza di reperire fondi anche per garantire l’acquisto del materiale di base per lavorare porta gli enti a cercare finanziamenti esterni tra i quali sono in costante aumento quelli provenienti da aziende private, con conseguente indirizzo della ricerca verso gli interessi privati in luogo di quelli pubblici.
La politica del Governo in carica peraltro sta realizzando la riorganizzazione degli enti privandoli di alcune competenze con lo scopo di appaltarle ad aziende private. I recenti casi dell’ISPRA e dell’ENEA, tra l’altro collegati tra loro, sono emblematici in questo senso. Alla fine di questo processo i cittadini verrebbero privati di soggetti pubblici che agendo nell’interesse collettivo esercitano controllo su questioni rilevantissime in temi delicati come l’ambiente, o che svolgono ricerche che dovrebbero fornire soluzioni a problemi di grande interesse pubblico come ad esempio quello energetico che invece il Governo attuale ha già risolto rivolgendosi al nucleare con conseguenze sull’ambiente e sulla salute dei cittadini.
Per rilanciare e riformare il sistema ricerca ripartiamo da loro, dai lavoratori. È necessario partire dalla questione dei diritti che è alla base del sistema baronale che oggi gestisce la ricerca italiana. Attaccare il precariato significa togliere a coloro che hanno creato il sistema attuale uno degli strumenti principali che hanno consentito di costruire inattaccabili posizioni di potere fino ad arrivare a costituire una vera e propria lobby.
IL FILM
In questa direzione dovrebbero essere rivolte le discussioni sulla ricerca. Noi vogliamo rilanciare il dibattito su questi temi innanzitutto fra i lavoratori, ma anche con interlocutori politici ed esponenti della società civile. A questo scopo abbiamo deciso di documentare quella realtà che noi ben conosciamo, ma che fatica a trovare spazio nei media. Siamo andati sui luoghi che noi pratichiamo quotidianamente nei quali si materializza la ricerca ed assume i volti ed le voci di quelle migliaia di Ricercatori, Tecnici, Operatori e Amministrativi che SONO LA RICERCA. Ci abbiamo parlato e gli abbiamo rivolto delle domande allo scopo di far comprendere che la ricerca è qualcosa di concreto. Perché la ricerca è fatta da persone che incarnano professionalità spesso frustrate, ma dietro alle quali ci sono storie umane con aspettative, speranze, che si infrangono quotidianamente contro il muro della precarietà a vita.
Sono proprio queste persone che hanno costruito il film “Cerca la Ricerca”. Persone in carne ed ossa che raccontano la loro vita dedicata alla Ricerca e appesa ad un contratto fittizio, in nome di quella flessibilità, tanto sbandierata da tutte le parti politiche, della quale queste donne e questi uomini farebbero volentieri a meno, e che diventa anche un limite importante al voler dare nuova linfa alla Ricerca Pubblica Italiana.
Lo scopo del film è riportare all’attenzione della politica e dell’opinione pubblica una questione che è estremamente complessa, ma allo stesso tempo molto più terrena di quanto vogliano raccontarci. Riaprire un dibattito che qualcuno ha chiuso con troppa fretta e che per quanto ci riguarda sarà il primo punto all’ordine del giorno di un autunno che ci ripromettiamo di rendere caldo.
Roma 21 settembre 2009
In realtà la Ricerca è cosa diversa dallo scienziato che si muove tra alambicchi fumanti e macchinari incomprensibili, o meglio, non è solo quello. La ricerca è composta da una fitta rete di ricercatori che mettono a disposizione di tutta la comunità scientifica il proprio lavoro ed i risultati da esso ottenuti, siano essi una grande scoperta o solo un piccolo tassello di un grande mosaico. È unendo i risultati di tutti che poi si riesce a costruire quella conoscenza che porta alle scoperte di rilievo. Il singolo “cervello” da solo non è in grado di arrivare a niente. Questo lavoro intellettuale inoltre si avvale dell’apporto di un numero rilevante di tecnici specializzati che svolge il lavoro manuale e contribuisce anche alla discussione scientifica in virtù della propria esperienza. Un lavoro che necessita di un supporto meno specializzato, ma non per questo meno importante che viene fornito dagli Operatori e che consente a ricercatori e tecnici di poter operare nel migliore dei modi possibile. Il tutto infine si appoggia su una macchina amministrativa che fornisce l’organizzazione logistica e gli strumenti indispensabili affinché si possa lavorare tutti i giorni.
Tutto questo è riassumibile in una sola parola: LAVORO. Certamente un lavoro particolare, ma che non può in nome di questa particolarità sacrificare i diritti dei lavoratori, che sono poi coloro che la ricerca la fanno, concretamente. Ed invece questo è quello che è successo e quello che continua ad accadere. L’esempio più evidente è il fenomeno del precariato che peraltro è funzionale o, meglio ancora, direi connesso strutturalmente alla gestione baronale della Ricerca.
Per avere una Ricerca Pubblica migliore si dovrebbe cercare di creare un impianto complessivo che consenta ai ricercatori di poter mettere la propria intellettualità al servizio della scienza, liberi da legami che spesso si rivelano professionalmente mortali. Lo scopo dovrebbe essere quello di favorire un ambiente fertile e stimolante nel quale tutti danno il proprio contributo al lavoro collettivo e nel quale le eccellenze avrebbero modo di emergere e dare a loro volta un contributo, magari più significativo di altri.
Evidentemente la condizione essenziale per realizzare questo progetto è quella di maggiori investimenti. Troppo complesso per chi è impegnato a tagliare, tagliare, tagliare. Risulta più semplice invece parlare di piano per il ritorno dei cervelli fuggiti argomento che buca lo schermo, ma che poi alla resa dei conti si rivela pura propaganda in quanto il singolo ricercatore che torna aggiunge poco o nulla a quello che c’è oggi. Inoltre molto spesso questi ricercatori non tornano perché andrebbero a lavorare proprio nel contesto dal quale sono fuggiti. Quel contesto baronale che fa del precariato il miglior strumento di gestione del personale e che crea un sistema di clientele che si rivela asfittico per i giovani ricercatori negandogli autonomia e libertà intellettuale, oltre alla speranza di una vita senza scadenza.
A che cosa serve la Ricerca Pubblica Italiana?
La cosiddetta “mission” degli Enti di Ricerca italianiè variegata e comprende la Ricerca pura, funzioni di controllo, fronteggiamento delle emergenze.
La ricerca pubblica a chi deve rendere conto? Secondo noi alla cittadinanza e invece parla sempre di più con le aziende che ovviamente si muovono esclusivamente a scopo di lucro.
Non crediamo esista una scala di importanza nella quale collocare le funzioni sopra elencate, ma è necessario comprendere come tutte queste funzioni siano finora state dirette a garantire alla società tutta un beneficio. L’ISS sulla sanità, L’ISPRA sull’ambiente, l’ENEA sull’energia, il CNR a tutto campo, e l’elenco potrebbe continuare ancora a lungo, tutti questi enti hanno una funzione centrale in merito a questioni rilevantissime per tutto il Paese.
Il costante impoverimento del bilancio degli enti sta portando invece allo snaturamento degli enti stessi e della loro missione. L’esigenza di reperire fondi anche per garantire l’acquisto del materiale di base per lavorare porta gli enti a cercare finanziamenti esterni tra i quali sono in costante aumento quelli provenienti da aziende private, con conseguente indirizzo della ricerca verso gli interessi privati in luogo di quelli pubblici.
La politica del Governo in carica peraltro sta realizzando la riorganizzazione degli enti privandoli di alcune competenze con lo scopo di appaltarle ad aziende private. I recenti casi dell’ISPRA e dell’ENEA, tra l’altro collegati tra loro, sono emblematici in questo senso. Alla fine di questo processo i cittadini verrebbero privati di soggetti pubblici che agendo nell’interesse collettivo esercitano controllo su questioni rilevantissime in temi delicati come l’ambiente, o che svolgono ricerche che dovrebbero fornire soluzioni a problemi di grande interesse pubblico come ad esempio quello energetico che invece il Governo attuale ha già risolto rivolgendosi al nucleare con conseguenze sull’ambiente e sulla salute dei cittadini.
Per rilanciare e riformare il sistema ricerca ripartiamo da loro, dai lavoratori. È necessario partire dalla questione dei diritti che è alla base del sistema baronale che oggi gestisce la ricerca italiana. Attaccare il precariato significa togliere a coloro che hanno creato il sistema attuale uno degli strumenti principali che hanno consentito di costruire inattaccabili posizioni di potere fino ad arrivare a costituire una vera e propria lobby.
IL FILM
In questa direzione dovrebbero essere rivolte le discussioni sulla ricerca. Noi vogliamo rilanciare il dibattito su questi temi innanzitutto fra i lavoratori, ma anche con interlocutori politici ed esponenti della società civile. A questo scopo abbiamo deciso di documentare quella realtà che noi ben conosciamo, ma che fatica a trovare spazio nei media. Siamo andati sui luoghi che noi pratichiamo quotidianamente nei quali si materializza la ricerca ed assume i volti ed le voci di quelle migliaia di Ricercatori, Tecnici, Operatori e Amministrativi che SONO LA RICERCA. Ci abbiamo parlato e gli abbiamo rivolto delle domande allo scopo di far comprendere che la ricerca è qualcosa di concreto. Perché la ricerca è fatta da persone che incarnano professionalità spesso frustrate, ma dietro alle quali ci sono storie umane con aspettative, speranze, che si infrangono quotidianamente contro il muro della precarietà a vita.
Sono proprio queste persone che hanno costruito il film “Cerca la Ricerca”. Persone in carne ed ossa che raccontano la loro vita dedicata alla Ricerca e appesa ad un contratto fittizio, in nome di quella flessibilità, tanto sbandierata da tutte le parti politiche, della quale queste donne e questi uomini farebbero volentieri a meno, e che diventa anche un limite importante al voler dare nuova linfa alla Ricerca Pubblica Italiana.
Lo scopo del film è riportare all’attenzione della politica e dell’opinione pubblica una questione che è estremamente complessa, ma allo stesso tempo molto più terrena di quanto vogliano raccontarci. Riaprire un dibattito che qualcuno ha chiuso con troppa fretta e che per quanto ci riguarda sarà il primo punto all’ordine del giorno di un autunno che ci ripromettiamo di rendere caldo.
Roma 21 settembre 2009
Segreteria Nazionale USI/RdB Ricerca