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Domenica, 19 Mag 2024

Ingv logoClamorosa presa di posizione di un settantina di ricercatori dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) che, nei giorni scorsi, hanno inviato una lettera ai vertici dell’ente, presidente in testa, per contestare le modalità decise dal cda, presieduto da Stefano Gresta, per “ … reperire ulteriori risorse economiche per sostenere il personale precario dell'Ente fino all'espletamento di concorsi per inserimento in ruolo” degli stessi.

In pratica, come evidenziato dal Foglietto della scorsa settimana, il cda dell’ente di via di Vigna Murata ha varato un piano definito (impropriamente) di "perenzione", ovvero un prelievo forzoso di parte dei fondi di ricerca dei progetti e delle convenzioni considerati conclusi.

“La scelta della dirigenza - scrivono i ricercatori - consiste sostanzialmente in una forma di ‘tassazione’, con percentuali variabili, dei fondi residuali di progetti formalmente terminati entro il 2014 … “ (entro il 2015, per quelli con la Protezione Civile), che finisce per ridurre gli obiettivi di sviluppo della mission dell'Ente, risultando lesiva dell'autonomia dei ricercatori.

I sottoscrittori della lettera, dopo aver sottolineato che “esistono varie ragioni per cui tale decisione appare non solo irrituale e irrispettosa dei regolamenti dell'Ente, nonché in contrasto con la Carta Europea dei Ricercatori”, precisano che “i fondi residuali alla conclusione formale dei progetti, vengono normalmente lasciati nella Sezione di riferimento a disposizione del responsabile di progetto, per sostenere e sviluppare ulteriormente, con personale o funzionamento, le attività di ricerca avviate nel progetto, mantenendo aggiornato il know how necessario a vincere successivi bandi competitivi; sviluppare idee innovative o integrare competenze mancanti nell'Ente, in preparazione della partecipazione a successivi bandi; svolgere attività di promozione della ricerca, sia istituzionali (ad esempio, partecipazione a gruppi di lavoro internazionali, organizzazione di conferenze, invito di ricercatori stranieri, stage di ricercatori Ingv all'estero, ecc.) che inerenti i progetti stessi; svolgere attività di ricerca, mantenere le infrastrutture di ricerca con acquisto e/o aggiornamento strumenti, materiale di calcolo, software, ecc. supplendo alla carenza di fondi ordinari, in decremento costante da molti anni”.

“Da tali considerazioni – aggiungono i ricercatori - appare non solo innegabile l'importanza dei fondi residuali per mantenere le infrastrutture di ricerca e sostenere le attività di ricerca che costituiscono la missione dell'Ingv, ma si evidenzia come tale modalità di finanziamento sia assolutamente fondamentale per assicurare il mantenimento della managerialità dei ricercatori e soprattutto il continuo sviluppo di idee e innovazione, senza il quale l'Ingv perderebbe rapidamente (come purtroppo sta già avvenendo) competitività nel quadro internazionale”.

Nel manifestare la loro solidarietà al personale precario dell’ente, i ricercatori concludono chiedendo che vengano individuate soluzioni alternative al prelievo di fondi dalle attività di ricerca, che non riducano la capacità dell'Ingv di svolgere la sua missione e che, qualora non fosse possibile trovarne, vengano adottate le seguenti modalità: rispetto dei regolamenti e dello Statuto dell'Ente, ovvero coinvolgimento dell'intera Rete Scientifica per valutare nel merito quali fondi residuali possano essere temporaneamente utilizzabili con il minimo impatto sulle attività di ricerca; temporaneità del prelievo, che andrà restituito con modalità regolamentata, per assicurare la continuazione delle attività di ricerca programmate; comunicazione formale ai responsabili dei fondi delle valutazioni di merito che hanno portato al prelievo temporaneo.

Staremo a vedere quale sarà ora la reazione dei vertici dell’Ingv.

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