di Adriana Spera e Paolo Vita
La consultazione di tale documento è consentita nei limiti previsti dall’art. 8 della predetta legge. In pratica, occorre essere cittadini iscritti nelle liste elettorali per le elezioni della Camera dei Deputati.
Noi abbiamo effettuato la consultazione, in particolare per i presidenti degli enti pubblici di ricerca.
In testa alla speciale classifica è risultato Romualdo Coviello, al vertice del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (Cra), già senatore della Margherita, con un reddito di 360.335 euro.
Al secondo posto, Enzo Boschi, presidente dell’Ingv, con un reddito di 324.184 euro.
Medaglia di bronzo per Antonio Moccaldi, da sempre al vertice del Ispesl (ente di recente soppresso dal governo), la cui dichiarazione patrimoniale fa registrare 309.636 euro.
Di poco staccato è Sergio Trevisanato, presidente dell’Isfol, con 297.098 euro.
Al 5° e 6° posto, praticamente appaiati, il numeri 1 dell’Istituto nazionale per la nutrizione, Carlo Cannella, con 275.184 euro, e quello dell’Istituto superiore per la ricerca ambientale (Ispra), Prefetto Vincenzo Grimaldi, con 265.230 euro.
A seguire, con un reddito annuo di 235.213 euro, Luciano Maiani, presidente del più grosso ente pubblico di ricerca italiano.
Per Alberto Majocchi, presidente del soppresso Isae, il reddito dichiarato è stato pari a 216.049 euro.
Di 178.242 euro quello di Roberto Petronzio, al vertice dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn).
Dalla dichiarazione reddituale di Iginio Marson, presidente dell’Ogs di Trieste, risulta invece un reddito di 153.216 euro.
Fanalini di coda, il presidente dell’Inaf, Tommaso Maccacaro, con 91.415 euro e il sempiterno Antonino Zichichi, al vertice del Centro Fermi, che con un reddito di soli 72.563 euro, è risultato il più “povero” tra i presidenti degli enti di ricerca italiani.