di Antonio Del Gatto
Fu battezzato “condono tombale” e venne varato con la legge finanziaria 2003 (n. 289/2002) dal secondo governo Berlusconi, con Giulio Tremonti alla guida del dicastero dell’Economia.
L’obiettivo dichiarato del condono e delle sanatorie fiscali disposti dalla predetta legge a favore di chi per anni non aveva fatto il proprio dovere di cittadino pagando imposte e tasse, era quello di acquisire nel breve termine risorse finanziarie accertate per 26 miliardi di euro, che avrebbero contribuito, secondo il governo, ad assicurare la tenuta dei conti pubblici senza aumentare la pressione fiscale.
Nei giorni scorsi, la Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti ha trasmesso al Parlamento la relazione sull’indagine “ Programmi e risultati per il recupero delle rate del condono non versate”.
Dal corposo dossier emerge in maniera sconcertante che, a fronte dei 26 miliardi che si sarebbero dovuti riscuotere con certezza, nelle casse dello Stato alla fine del 2008 ne sono finiti 20,8.
Nonostante l’attività svolta da Equitalia, società concessionaria per la riscossione, alla fine del 2010 nelle casse pubbliche sono finiti solo 910 mln.
Sui restanti 4,2 miliardi è molto probabile che a breve venga messa una pietra. Tombale.