di Adriana Spera
L'ultimo provvedimento del Governo Berlusconi votato dalle Camere è stato la legge di stabilità, che pone nero su bianco gli impegni assunti con Bruxelles.
Come sempre, il centro destra ha aggiunto - all'interno di decreti di tutt'altra natura - un provvedimento a favore di una lobby.
Si tratta della deregulation delle armi da sparo, mediante la cancellazione del relativo “Catalogo" (comma 7, art. 14 della legge).
Per l'immissione in commercio di un'arma da sparo, ora non occorrerà più l'omologazione, ossia il superamento di appositi test che ne accertino la non pericolosità. Sono insorti persino i sindacati di polizia.
Una decisione che viene dopo la mancata introduzione di norme più severe per il rilascio del porto d'armi.
Se davvero si fosse voluto adottare un provvedimento per lo sviluppo, si sarebbero dovute destinare risorse per favorire la riconversione della potente industria delle armi. Una scelta in linea con le altre adottate da quel governo che, a fronte di tagli per circa il 90% dei Fondi nazionali a carattere sociale, tra il 2009 e il 2010 ha aumentato del 3,8% la spesa militare.
Una spesa che, oltre a comprendere l'acquisto di armi e aerei cacciabombardieri, ricomprende sprechi quali l'acquisizione di 19 Maserati per i generali, costate 2 mln. Quello italiano non è un esercito per soldati semplici, che ammontano a circa 80mila, ma di ufficiali e sottoufficiali, che assommano a 180 mila.