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Giovedì, 04 Lug 2024

Una ricerca, guidata da Flora Peyvandi e Pier Mannuccio Mannucci, della Fondazione Irccs Ca’ Granda-Ospedale Maggiore Policlinico e dell’Università degli Studi di Milano, sponsorizzata dalla Fondazione Angelo Bianchi Bonomi con il supporto finanziario del Ministero della Salute e fondi non vincolati da parte di Grifols, Kedrion e LFB, ha prodotto SIPPET (Survey of Inhibitors in Plasma-Products Exposed Toddlers), il primo studio randomizzato nel campo dell’emofilia sul ruolo del tipo di prodotto di trattamento dell’emofilia A grave nello sviluppo di inibitore.

I pazienti con emofilia A soffrono di episodi di sanguinamento per tutta la vita, a causa della mancanza nel loro sangue del Fattore VIII della coagulazione. I sanguinamenti possono essere trattati o prevenuti grazie all’infusione di concentrati di Fattore VIII, ricavati dal plasma umano, oppure ricombinanti, cioè creati in laboratorio con le biotecnologie.

Mentre, da una parte, questi trattamenti hanno normalizzato l’aspettativa di vita dei pazienti con emofilia A, dall'altra, un significativo numero, circa il 30%, dei bambini sviluppa anticorpi (inibitori) contro il Fattore VIII, rendendo il trattamento stesso non efficace, complicando la gestione clinica dei piccoli pazienti con difficile controllo dei sanguinamenti, facendo registrare un aumento della mortalità.

Lo studio SIPPET ha coinvolto 42 centri emofilia in 14 paesi di Europa, Nord e Sud America, Africa e Asia, ed è stato pensato per rispondere al quesito, a lungo dibattuto, sull’influenza dei diversi prodotti di trattamento (Fattore VIII plasma-derivato o ricombinante) e sullo sviluppo di inibitore contro il Fattore VIII in pazienti con emofilia A grave.

Si tratta del primo studio clinico randomizzato che, quindi, assegna “a caso” ai pazienti il tipo di prodotto di trattamento, Fattore VIII plasma-derivato o Fattore VIII ricombinante. Gli studi randomizzati sono ritenuti dai clinici in grado di fornire il più alto livello di evidenza.

Lo studio è stato condotto tra il 2010 e il 2015 su 251 pazienti arruolati: 29 dei 125 pazienti trattati con i prodotti plasma-derivati e 47 dei 126 trattati con i prodotti ricombinanti hanno sviluppato un inibitore. L'analisi statistica dei dati ha dimostrato che il trattamento con prodotti ricombinanti porta ad un rischio di sviluppo dell’inibitore maggiore dell’87% rispetto al trattamento con prodotti plasma-derivati.

I risultati, pubblicati su New England Journal of Medicine, possono avere grosse implicazioni nella scelta dei prodotti di trattamento dei pazienti, in quanto evitare lo sviluppo di inibitore rappresenta la maggior sfida nella gestione dei pazienti con emofilia A.

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