di Adriana Spera
Si apprende dalla lettura di un parere espresso dalla Sezione Consultiva del Consiglio di Stato, che i regolamenti di riordino di 15 enti pubblici non economici su 19 sono stati stroncati dal massimo organo di giustizia amministrativa.
Ad ottenere disco verde, tra gli enti di ricerca non vigilati dal Miur, è stato soltanto l’Istat, mentre per l’Invalsi non c’è stato nulla da fare. Il tutto mentre prosegue, non senza sorprese negative, come nel caso dell’Ingv, l’esame dei nuovi statuti degli enti di ricerca da parte del ministero vigilante: il Miur.
Ma veniamo alla decisione del Consiglio di Stato, che ha fatto letteralmente imbufalire il governo il quale, fatto assai raro e inusuale, ha chiesto un riesame all’organo consultivo, ricevendo a stretto giro una nuova bocciatura, le cui motivazioni sono state di recente pubblicate il 28 settembre scorso.
Si tratta di argomenti che dovrebbero valere per relationem anche per il riordino degli enti vigilati dal Miur.
Secondo il Consiglio di Stato, il riordino di un ente non può avere come unico obiettivo il contenimento della spesa. Se così fosse, obiettano i Giudici di Palazzo Spada “si finirebbe per invertire il rapporto causa-effetto, facendo del risparmio la causa del riordino, e del riordino un mero effetto della riduzione di spesa. Vero è, invece, - leggesi nel parere - che il concetto di ‘riordino’ non può essere schiacciato su quello di ‘risparmio’, sino ad ammettere che una qualsiasi operazione di riorganizzazione, tra quelle previste dal legislatore, sia adeguata se genera una riduzione di spesa”.
Al contrario, i giudici sottolineano che un buon riordino è quello che assicura un corretto bilanciamento degli interessi: da una parte il contenimento della spesa e dall’altra la necessità di garantire comunque il corretto funzionamento degli enti da mantenere.
Per assicurare tale equilibrio, la valutazione, ad avviso del Consiglio di Stato, “dovrebbe essere compiuta caso per caso, tenendo in debita considerazione la situazione dei singoli enti, ferma comunque la necessità di raggiungere l’obiettivo di risparmio prefissato”.
Bisognerà ora vedere se il Governo farà tesoro dei “consigli” dei giudici amministrativi o se deciderà di ignorarli, con ciò determinando uno strappo quasi istituzionale.
A giorni, invece, dovrebbero arrivare i responsi della Gelmini sui provvedimenti di riordino degli enti di ricerca, Cnr in testa.