- Dettagli
- di Adriana Spera
All'inizio del suo mandato il premier Renzi aveva promesso che avrebbe fatto, ogni mercoledì, visita a una scuola per verificare lo stato di salute della istituzione scolastica, edifici compresi.
Si sa che le parole sono pietre. Occorre, dunque, maneggiarle con cura, senza respingerle ma anche senza troppo facili adesioni, vagliandone con attenzione contenuto e limiti. Mi riferisco qui al termine “riforma”, che il governo Renzi sta facendo passare come sinonimo di revisione costituzionale. Questa è diventata così una riforma, anzi “la riforma”, vocabolo tradizionalmente connotato da un significato positivo, poiché la legge che riforma è una legge volta a dare una forma nuova a un’altra che c’era già ma andava migliorata. Accettando la parola, se “la riforma” non ci piace, come a tanti non piace, finiamo per essere, anzi senz’altro siamo, contro la riforma: passatisti e/o conservatori.
Come i miei amici ma non i miei lettori sanno, vivo da qualche anno ad Ascoli Piceno, città abitata da una popolazione che di terremoti ha una certa dimestichezza. Solo di recente, ce ne sono stati diversi: tra i più forti, nel ’72, nell’80, poi quello di L’Aquila nel 2009. I più anziani ricordano quello del 1943, quando un enorme boato, seguito da una forte scossa, fece credere ai Tedeschi di essere attaccati dagli Alleati, inducendoli a rinunciare a far saltare uno dei ponti principali della città, per darsela prontamente a gambe. Per quanto possa apparire strano, perciò, ci sono stati, persino terremoti “salvifici”.
Se ti piace quello che leggi, puoi aiutarci a continuare il nostro lavoro sostenendoci con quanto pensi valga l'informazione che hai ricevuto. Anche il costo di un caffè!
SOSTIENICI |