di Adriana Spera
"Lo Stato e la Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani". Così recita il primo comma dell'art. 7 della nostra Costituzione riecheggiando il primo discorso tenuto da Cavour il 27 marzo 1861 nel Parlamento italiano appena costituitosi.
Purtroppo, nel tempo, tale principio è andato via via disapplicandosi. L'influenza della chiesa cattolica sulle scelte dello Stato è andata crescendo in maniera esponenziale.
Soprattutto negli ultimi anni, si assiste impotenti ad esternazioni quotidiane del Vaticano su ogni decisione legislativa presa in Italia. Ogni scelta della vita politica e sociale del paese viene assunta, da destra e da sinistra, mostrando attenzione a quello che sarà il giudizio di oltre Tevere, anche le decisioni più insignificanti.
Dalla scelta dei candidati a qualsiasi tipo di competizione elettorale, fino ai minimi dettagli dei programmi elettorali, ed anche laddove in questi ultimi vi siano impegni innovativi dal contenuto troppo "laico" si è sempre pronti, una volta al governo, al passo indietro, a cestinare gli impegni assunti con gli elettori.
Purtroppo, un tale andazzo sta ormai permeando tutta l'azione della pubblica amministrazione. Pur essendovi a livello europeo (fin dal 1994 per finire all'art. 9 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea) più atti che chiedono di riconoscere e di garantire parità di diritti tra famiglie, siano esse monoparentali o etero, ad oggi in Italia tale riconoscimento non vi è e, quel che è peggio, non si deve neppure parlare di una realtà crescente come le coppie di fatto di qualsiasi sesso esse siano.
La vicenda della rilevazione censuaria segnalata dallo scorso numero del Foglietto ne è l'ennesima riconferma.