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Mercoledì, 03 Lug 2024

di Roberto Tomei

Visto il silenzio in cui si era rinchiuso dopo i risultati elettorali, si era pensato che Monti, seguendo le orme di Ratzinger, avesse anch'egli deciso di vivere "nascosto" al mondo. Ritirandosi magari in qualche monastero di clausura vicino a Bruxelles.

Niente di più sbagliato. Il governo c'è e ha pure battuto un colpo all'indirizzo dei soliti "statali", che dunque possono continuare a dormire sonni tranquilli, sapendo di essere sempre in cima ai pensieri dell'esecutivo.

Dopo il blocco dei contratti e l'aumento di ogni sorta di gabella, rigor Montis, come viene definito da Beppe Grillo, ha ora assunto le sembianze del nuovo "Codice di comportamento dei dipendenti pubblici", che sostituisce il precedente risalente al 2001, della cui vigenza quasi nessuno si era accorto.

Il nuovo editto raccomanda innanzitutto ai dipendenti pubblici di osservare i ben noti principi che regolano l'azione dell'amministrazione, garantendo  parità di trattamento all'esterno e collaborazione all'interno, in un clima di "volemose bene" con gli altri colleghi.

Trattandosi di raccomandazioni da buon nonno di famiglia, i commentatori più benevoli hanno creduto si tratti dell'irruzione nel diritto amministrativo del principio "repetita iuvant", aborrito da Giustiniano, che venne collocato a ragione da Dante in Paradiso perché "dalle leggi trasse il troppo e il vano".

Al centro della nuova disciplina, però, c'è senz'altro il disposto dell'art. 4, che vieta al dipendente di chiedere, sollecitare e accettare regali, "indipendentemente che il fatto costituisca reato" (sic!).

Non finisce qui. Se il regalo è di modico valore, ossia fino a 150 euro, si chiude un occhio, nel senso che il dipendente può accettarlo. Quel che potrebbe poi accadere in sede penale sono affari suoi.

Stante l'imperscrutabilità della ratio di tale norma, c'è chi ha creduto di intravvedervi una sorta di indulgenza verso il dipendente pubblico, già ribattezzata "favor statalis", orientata lato sensu a  un risarcimento per i mancati aumenti contrattuali di questi ultimi anni.

Ma quello che viene dato con la destra è subito tolto con la sinistra, dal momento che altre norme del Codice impongono una severa limitazione all'utilizzo di materiali d'ufficio, compresi internet e telefoni. Chi ne abusa, verrà perciò inesorabilmente sanzionato.

Non meno degne di essere rimarcate le norme sul conflitto, anche potenziale, di interessi, che forse sarebbe stato più giusto emanare prima e verso altri destinatari. Occorreva dare l'esempio, ma Monsù Travet può stare tranquillo che d'ora in avanti non si guarderà più in faccia a nessuno.

Durissima la norma che disciplina il comportamento del dipendente nei rapporti con i privati, con i quali non può abusare della propria qualifica, apostrofandoli magari con l'intramontabile "lei non sa chi sono io!?!".

M'avessero consultato, avrei potuto riferire di un episodio di cui sono stato testimone oculare.

Anni fa, su un bus romano, proprio con quelle abominevoli parole un signore si rivolse a un autista dell'Atac, che gli aveva negato l'uscita dove non era prevista la fermata.

Ricordo ancora la pronta reazione dell'autista, che fermò il mezzo e, rivoltosi agli incuriositi passeggeri, pronunciò la seguente frase: “Fate un po’ de silenzio, così ce fa sapé a tutti chi è lui".

Anche qui, insomma, la saggezza popolare qualche antidoto l'aveva trovato.

Altre norme, dettate per i dirigenti, sono assolutamente pleonastiche, in quanto inutilmente confermative di disposizioni precedenti.

Conclusivamente, di tutto si sentiva il bisogno, tranne di questa riedizione di un vecchio Codice.

In ogni caso, manco a dirlo, è previsto che per i dipendenti si organizzeranno attività formative volte a "conseguire una piena conoscenza dei contenuti del Codice di comportamento". Vuoi vedere che la solita schiera di consulenti-conferenzieri a titolo oneroso si sta già scaldando i muscoli?

Senza parole.

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