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Lunedì, 20 Mag 2024

di Rocco Tritto

Le sole sedie su cui fare affidamento, se integre, sono quelle che ognuno possiede a casa propria. Le altre ci possono sempre essere sottratte, perché, com’è noto, le sedie, soprattutto se poltrone, sono spesso oggetto di contrasti, capaci di trasformarsi in aspri conflitti, talora con esiti disastrosi e addirittura sanguinari, come nei regicidi/tirannicidi, in cui la posta in gioco è pur sempre una sedia, anche se più prestigiosa delle altre.

Questo spiega perché, tranne che nelle animate risse del West, dove capita di vederle fatte a pezzi, le sedie godano normalmente di universale rispetto, nel senso che si cerca di conservarle intatte, per accomodarvisi poi sopra il più a lungo possibile.

Mai comunque ci era capitato di assistere a una lite per “il posizionamento di sedie di evacuazione”, dato che queste, oltre a non rivestire particolare interesse, svolgono per loro natura una funzione transeunte, nel senso che si usano solo quando è necessario e non è proprio il caso di augurare a qualcuno di occuparle per sempre. Eppure la lite non solo si è verificata, ma è stata piuttosto furibonda, con tanto di pesante strascico in tribunale.

E’ accaduto all’Istat, dove un impiegato, che chiedeva lumi sulle modalità di collocazione delle predette sedie, è stato insultato da un dirigente, che lo ha accusato di non capirlo, fino a proporre per lui “un corso di prima elementare per insegnargli a leggere” e finanche il licenziamento, tenendoci a precisare “che non scherzava”.

Poiché tali espressioni offensive sono state inserite in una mail indirizzata al dirigente responsabile del servizio da cui l’impiegato dipendeva e al direttore generale facente funzioni, il medesimo impiegato, assistito dagli avvocati Pietro Troianiello e Antonio Caruso, si è rivolto al giudice, che ha ritenuto di condannare l’incauto dirigente a pagare all’offeso - peraltro non suo diretto dipendente e il cui comportamento, nella fattispecie, è stato riconosciuto dall’ente come improntato a cura e diligenza - la somma di euro 8.000, a titolo di risarcimento del danno, oltre alle spese processuali.

Se poi quelle sedie siano servite a una qualche evacuazione di sorta, non lo sappiamo.

A essere forse non proprio evacuate, cioè rese vuote, ma alleggerite sì, sono state di certo le tasche del dirigente.

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