Nel mio articolo su Il Foglietto del 9 settembre 2014, espressi senza molti complimenti il mio pensiero sul cattivo servizio reso al Paese con la nomina a Presidente dell'Ingv di una persona che "ha una carriera universitaria di medio livello" (per citare il Decreto di nomina del Ministro Profumo).
In detto articolo mi ero soffermato anche sul fatto che non fossero proprio opportuni - anche in assenza di profili di illegittimità – conferimenti di incarichi di vertice e/o dirigenziali da parte del Governo a condannati, anche se solo in I grado, soprattutto in enti di rilevante interesse per il Paese (come, ad esempio, Ispra e Protezione Civile).
Dopo la sentenza emessa la scorsa settimana dalla Corte di Appello di L'Aquila, nulla cambia sotto questo aspetto, in quanto si é avuta la condanna a 2 anni dell'attuale presidente dell'Ispra, mentre il dirigente della Protezione Civile, assolto dall’accusa di omicidio colposo, in precedenza aveva patteggiato la pena nel processo post-terremoto C.A.S.E..
Fermo restando che anche per il presidente dell’Ispra deve valere la presunzione di innocenza fino a sentenza della Cassazione, era ed é opportuno che queste persone continuino a mantenere le rispettive posizioni nella Pubblica Amministrazione?
Ciò premesso, dopo il mio intervento del 9 settembre, sono successi fatti che non fanno che confermare l’inadeguatezza dell'attuale vertice scientifico dell'Ingv, oggetto di diverse interrogazioni e interpellanze parlamentari da parte di deputati del PD, di Forza Italia, del M5S e, perfino, del Gruppo Misto, su svariati problemi.
Le interpellanze di varia provenienza politica sembrano certificare la innegabile capacità della dirigenza Ingv di avere determinato una unanimità politica di critiche che mette insieme quasi tutti i gruppi politici presenti in Parlamento, impresa titanica, finora non riuscita nemmeno a Renzi!
L'impressione dall'esterno su tutto quanto sta succedendo nell’importante ente di ricerca, al di là dei profili di legittimità o meno (sui quali naturalmente non ho elementi per esprimere un giudizio di merito), penso si possa sintetizzare con l'espressione napoletana: "E' finita 'a pazziella in mano ai creaturi" (tradotto per i non-napoletani: una cosa seria è stata data in gestione ai ragazzini).
Tutto questo é colpa di una certa politica che ha reso possibile la situazione nella quale oggi si dibatte l'Ingv, con nomine al vertice che si appalesano inadeguate, che sembrano sottovalutare l'importanza strategica che esso riveste per la sicurezza del Paese.
La situazione complessiva determinata da quanto riportato nelle varie interpellanze parlamentari, con l'aggiunta dei tentativi di revoca del direttore generale da parte del presidente e di diffida del direttore generale nei confronti del presidente, e quanto altro si potrà verificare in questo surreale scenario, non porta giovamento certo alla credibilità dell'ente e dei suoi vertici.
Nei miei vari articoli richiamo come inderogabile, in un Paese avanzato, la necessità di indipendenza e autonomia della Scienza rispetto alla politica.
La "politica" in sé, certo non è sporca, come qualunquisticamente si vuole contrabbandare. Penso al contrario che la politica é una cosa nobile: ma diviene poco nobile quando per coprire interessi di parte si serve, nello specifico, di scienziati con "una carriera universitaria di medio livello", ai quali manca il presupposto fondamentale per contrapporsi alle richieste della politica stessa: l'autorevolezza scientifica, senza la quale non può esserci autonomia e indipendenza.
I presidenti di enti pubblici di ricerca e servizio, e altri dirigenti a vari livelli, di nomina politica, a mio avviso, prima di avere autorità dovrebbero avere quell'autorevolezza che dovrebbe discendere solo da un curriculum di eccellenza scientifica a livello internazionale.
* Professore Ordinario in Geochimica Ambientale presso l'Università di Napoli Federico II e Adjunct prof. presso Virginia Tech, Blacksburg, VA, USA