Nel ddl concorrenza, frutto dello slancio riformatore dell’instancabile governo Renzi, si prefigura la liberalizzazione degli atti immobiliari, riconoscendo agli avvocati la possibilità di autenticare le firme nei trasferimenti di immobili a uso non abitativo sotto i centomila euro.
Magari nessuno se ne sarà reso conto, ma la mossa del governo ha dato il via a uno scontro senza precedenti tra professionisti cugini, se non fratelli, finora in pacifica e proficua convivenza.
All’inizio, ma proprio all’inizio, non c’erano né gli uni né gli altri, ma solo i sacerdoti, che facevano lato sensu pure i giuristi, per lo più come consulenti del potente di turno, peraltro quasi mai tenuto, a differenza di tutti gli altri, a rispettare la legge.
Solo successivamente sono comparsi gli avvocati e, quindi, i notai, figure entrambe preposte a conservare la “roba” (di verghiana memoria) e ad assicurarne la trasmissione agli eredi.
Il tutto, nell’ambito di una rigorosa ripartizione di compiti: ai notai era riservata la garanzia della validità degli atti unilaterali (in primis, il testamento) e dei contratti, ai quali, con il loro intervento, essi attribuivano pubblica fede; agli avvocati, invece, la difesa in tutte le controversie in cui certi assetti consolidati venissero in qualche modo contestati o addirittura si facesse questione della libertà delle persone.
Un equilibrio durato secoli sta ora per venire meno, dal momento che si prospetta l’incursione degli avvocati nel territorio riservato ai notai.
Questi, senza indugiare troppo, si sono già fatti sentire attraverso il Consiglio nazionale del notariato, che ha definito la novità legislativa come “una deregolamentazione al ribasso, causa di corruzione e abusi”. Parole giudicate pesanti dal Coordinamento degli ordini forensi, che ci ha tenuto a far sapere che “la professione forense è quotidianamente impegnata nell’affermazione della legalità”.
Quanto a noi, pur ribadendo stima e vicinanza nei confronti degli avvocati, crediamo che per certi atti sia ancora il caso di affidarsi ai notai.
Almeno fino a quando i primi non avranno imparato bene a fare il mestiere dei secondi. Non si sa mai.