Fino a pochi anni fa si usava una coppia verbale di universale comprensione e sicuro effetto, cioè quella di pensiero unico, utilizzata a spiegare anche la prevalenza dell’economia su tutti gli altri ambiti dell’esperienza umana, considerati recessivi se non irrilevanti.
In questi ultimi tempi, ancorché certezze del genere non ci siano più, si continua tuttavia a credere che, rispetto a un certo modo di pensare, non ci siano alternative.
E’ contro questo mantra dominante che si scaglia Salvatore Veca nel suo ultimo libro, edito da Laterza, dal titolo “Non c’è alternativa” Falso!, nel quale l’illustre studioso pone le basi per il superamento di questo vero e proprio buco nero del pensiero, che ha avuto finora effetti devastanti, sul piano non solo culturale (riconoscimento esclusivamente del sapere utile) ma anche economico (feticismo delle merci) e sociale (crescita delle diseguaglianze e diritti “in saldo”).
C’è, pertanto, “un disperato bisogno di idee nuove, di prospettive inedite e audaci che forzino i vincoli della falsa necessità e ci orientino nell’esplorazione dello spazio delle possibilità”.
Il viaggio nei territori utopici ha per l’uomo un’importanza cruciale poiché, come ci ricorda Max Weber, “il possibile non verrebbe mai raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre l’impossibile”.
Con buona pace dei devoti della falsa necessità, Veca indica un orizzonte entro il quale giocare la carta delle possibilità. Innanzitutto, occorre porsi il quesito dell’opportunità di mantenere fermo e costante il riferimento alla costellazione nazionale, mentre sarebbe invece il caso di identificare istituzioni, pratiche e norme che abbiano carattere transnazionale. E visto che siamo in Europa, la nostra deve essere almeno la dimensione europea, con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione come stella polare a orientare le nostre politiche e le nostre scelte, ma “in attesa di una nuova Carta, che delinei lo spazio di un mercato conforme alla democrazia e non quello - come ci ha ricordato Luciano Gallino - di una democrazia conforme al mercato”.
Di certo, le cose non cambiano da sole. Come ripeteva Einstein, “parlare di crisi significa incrementarla e tacere nella crisi è esaltare il conformismo … l’unica crisi pericolosa … è la tragedia di non voler lottare per superarla”.