St.Vincent, di Theodore Melfi, con Bill Murray, Naomi Watts, Melissa McCarthy, Jaeden Lieberher, Chris O'Dowd, Terrence Howard, Scott Adsit, Lenny Venito, Kimberly Quinn, Katharina Damm; durata 97’, nelle sale dal 18 dicembre 2014, distribuito da Eagle Pictures.
Il Natale si avvicina e con esso, come ogni anno, le sale cinematografiche si preparano per essere invase dalla solita, pantagruelica, selezione di pellicole.
Tra film d’animazione per bambini, commedie dai sentimenti edificanti e cinepanettoni veri o presunti, ci sarà (si fa per dire) l’imbarazzo della scelta.
Tra questa varietà cinematografica, però, spicca un’opera decisamente particolare, un film che, pur non brillando per l’originalità della storia o per qualche trovata rivoluzionaria, ha dalla sua parte un elemento unico, la presenza del vero fattore capace di fare la differenza: Bill Murray.
Si tratta di St. Vincent, del quasi esordiente Theodore Melfi (anche autore della sceneggiatura).
A prima vista sembra una pellicola come se ne vedono tante. Il rude e decadente sessantenne Vincent, infatti, passa la sua vita tra ubriacature moleste, gioco d’azzardo e la compagnia con una strana prostituta incinta. La sua esistenza cambierà lentamente quando si affezionerà al suo piccolo vicino di casa Oliver, ragazzino fin troppo serio con mamma single impegnatissima a lavoro e diversi problemi d’integrazione a scuola.
La trama di Melfi, dunque, segue i soliti cliché, senza allontanarsi quasi mai dal canovaccio: l’uomo burbero in fondo ha un cuore buono, il bambino insieme a lui comincerà a imparare davvero come vivere, saranno tutti insieme una famiglia felice.
Il vero problema (o meglio salvezza) di St. Vincent è che nei panni del protagonista è stato coinvolto uno dei pochi attori in grado di cambiare l’economia di un film solo con la propria partecipazione, quel Bill Murray capace, quando gli si concede l’opportunità, di destabilizzare le fondamenta di tutta l’opera.
Il suo “San” Vincent è un uomo ai limiti del disgusto, meritevole di attirare, allo stesso tempo, le più profonde simpatie o le più forti disapprovazioni. Vizioso, triste e sconsiderato, Bill Murray infonde al suo protagonista il profondo sapore amaro di un individuo sconfitto e destinato all’inedito, pronto cocciutamente a intraprendere, giorno dopo giorno, il lento cammino verso l’autodistruzione.
Il rapporto sincero e affettuoso con una moglie che non lo riconosce più, i problemi di salute e la consapevolezza (che traspare in ogni minimo gesto dell’attore) di essere il ritratto vivente di un fallimento, regalano al film una disarmante atmosfera di tristezza che, oltre a risultare alquanto inconsueta in una pellicola del genere, aumenta l’impatto emotivo dell’happy ending finale.
St. Vincent, pur rimanendo una commedia dei buoni sentimenti, è una pellicola dove le cose non si aggiustano magicamente, i protagonisti sbagliano e pagano le conseguenze e un senso incombente di tristezza aleggia quasi sempre.
Eppure, proprio per questo, il film è davvero pieno di Vita, proprio nella sua capacità di non prendere mai in giro il proprio pubblico. Il modo migliore per passare un Natale cinematografico diverso dal solito.