Tutti gli dicevano che “in estate nessuno più legge cose serie”, ma Giovanni Sartori, a rischio di restare invenduto, ha deciso di pubblicare comunque un brillante-secondo il suo stile, del resto- volumetto, edito da Mondadori, intitolato La corsa verso il nulla. Dieci lezioni sulla nostra società in pericolo.
Come ci dice lui stesso, il libro è uno zibaldone, poiché affronta tematiche eterogenee (invero, non tanto) in gran parte già trattate dall’autore in studi precedenti.
A temi di bioetica, si affiancano così disamine della natura dell’Islam e dei suoi rapporti col cristianesimo, ma anche, direi inevitabili, incursioni nella scienza della politica, in particolare sul concetto di rivoluzione e sui sistemi elettorali, tradizionale cavallo di battaglia del professore della Columbia University.
Qui Sartori non fa che ribadire la difesa del maggioritario a doppio turno, che al primo turno è “anche indicatore di preferenze”, visto che queste ora sono tornate di moda, mentre vent’anni fa erano state ripudiate a furor di popolo. Naturalmente, al secondo turno la scelta dovrà cadere su un candidato di seconda preferenza, oppure sul meno sgradito. Ma, osserva l’autore, anche questa è pur sempre una scelta, sicché l’elettore non potrà mai sentirsi “un sovrano esautorato, imbrogliato o coercito”.
Molto penetranti anche le pagine dedicate alla “parabola del bipede implume”, nelle quali c’è un severo avvertimento sui pericoli della televisione e di Internet. Entrambi starebbero rovesciando il cammini finora percorso dall’uomo, invertendo il progredire dal sensibile all’intelligibile, dato che producono immagini e cancellano i concetti, atrofizzando così la nostra capacità di capire.
Assai interessante ci è parsa, infine, la proposta avanzata da Sartori in materia di cittadinanza, vale a dire “la concessione della residenza permanente, trasferibile ai figli ma pur sempre revocabile, a chiunque entri in un paese legalmente con le carte in regola e un posto di lavoro … quantomeno promesso o credibile”, formula che effettivamente concede tempo e non fa danni, in attesa di scoprire quanti saremo e se c’è la capacità di assorbirne o meno altri.
Quelli appena fatti non sono che pochi esempi, quelli sui quali si è soffermata la mia attenzione, ma se ne potrebbero fare altri, perché di stimoli a riflettere Sartori ne offre sempre tanti, che meritano comunque di essere raccolti.
Anche se d’estate si può essere distratti da altri panorami, leggere un libro serio è sempre un piacere, soprattutto quando è scritto con lo stile del grande studioso fiorentino.