L’arte di scomparire. Vivere con discrezione, di Pierre Zaoui, Il Saggiatore, Milano, 2015, pp.138, euro 11.
Recensione di Roberto Tomei
Da sempre la discrezione è stata esperienza “rara, ambigua e infinitamente preziosa”, tanto che tutte le morali e tutte le culture hanno raccomandato, in un modo o nell’altro, qualche forma di discrezione.
E, infatti, per delineare i tratti di questa esperienza, l’autore ha potuto giovarsi dell’ausilio di opere di grandi maestri, che egli molto opportunamente richiama nel suo saggio: da Kafka a Blanchot, da Deleuze a Virginia Woolf e Walter Benjamin.
In una società che vive di trasparenza e apparenza, con una spiccata tendenza alla spettacolarità, questo di Zaoui è decisamente un libro controcorrente. Consiglia, infatti, di spegnere i riflettori, abbassare il volume e vivere nell’anonimato. In un mondo che ci vuole sempre connessi, presenti se non protagonisti, staccare e sparire, imponendosi un intervallo o una tregua, è una difficile scelta di vita, un atto tanto volontario quanto consapevole, che acquista i contorni di un’arte, quella appunto della discrezione.
Per averne un’idea, occorre pensare al piacere, tutto baudelairiano, di perdersi tra la folla della metropoli, la gioia di osservare senza essere osservati, che è al contempo sollievo di poter placare finalmente l’ansia di mostrarsi. L’anima discreta offre così al mondo una presenza giusta, misurata, lontano dalla paura o dal desiderio di essere notati. Forse senza esserne consapevoli, è un’esperienza che in tanti abbiamo provato, quando ci rechiamo all’estero e assaporiamo l’assoluta libertà di non essere riconosciuti.
La discrezione è arte della scomparsa, ossia di rendere la propria presenza impercettibile. Un sottrarsi che non significa negarsi, ma che serve ad affermare se stessi e, al contempo, a far scomparire quel che ci definisce.
Le anime discrete, sostiene l’autore, sono quelle che fanno il mondo , “senza di esse, più nulla può reggere”, onde ci si deve augurare che anime simili non scompaiano mai, schiacciate definitivamente dall’onnivisibilità.
Alla domanda, dunque, se ancora sia possibile oggi, tra selfie e YouTube, essere discreti, Pierre Zaoui non esita a rispondere positivamente, identificando nella discrezione la nuova faccia della modernità, frutto delle libertà offerte dalle nostre società democratiche.